mercoledì 4 gennaio 2012 | By: Unknown

Ti dipingo il mio colore addosso.

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"Tanto ho amato che ho visto la morte che mi offriva una carezza di fuoco. Che fuoco! Ho pensato adesso lo ingoio e divento l'inferno. Invece era paradiso del cuore."

(Ti dipingo il mio colore addosso, Maria Stella Cingolo 2011, Butterfly Edizioni)


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Il viola. Il viola dei tramonti pieni di fuoco, quando il sole si incastra tra le antenne sui terrazzi, e aspetta già la sera. Il viola. Dei fiori in primavera dentro un vaso, sul balcone, a casa di Babsi. E Babsi è una ragazza troppo magra, troppo bella. Fragile. I suoi occhi azzurri guardano il mondo col loro sguardo un po' storto ma per Viola, la sua migliore amica, saranno sempre e comunque occhi di una bellezza sconcertante. E' misteriosa, Babsi. Crede di amare Loris ma l'amore - l'amore - sa presentarsi sotto forme e colori che non possiamo neppure immaginare. E quello per Loris non è amore. Uscire con lui, passeggiare insieme sotto una pioggerella sottile, strisciare i piedi a ritmo sincronizzato sull'asfalto umido, non è amore. Neanche fare l'amore con lui è amore. E Viola, intanto, chiusa nel suo guscio di dolore mai condiviso - neppure con Babsi, la sua migliore amica - nasconde un segreto che le brucia le vene, da dentro. Anche Babsi nasconde qualcosa, in realtà: nelle sue più profonde stanze interiori, lei sa che l'affetto che prova per Viola va al di là dell'amicizia. E' un colore, ciò che le due ragazze provano l'una per l'altra: è il viola di un fuoco che freme dentro di loro e che preme, instancabilmente, contro le pareti del loro corpo, chiedendo di uscire. Di rivelarsi. Di farsi amore.

Ipnotica, vorticosa e alcolica è la scrittura di Maria Stella Cingolo, straordinaria autrice italiana che ci regala "prosa poetica", come amo definirla: un romanzo che è poesia, che è amore allo stato puro. Moltissimi scrittori parlano d'amore, ma chi sa definirlo davvero? La Cingolo lo fa: con un colore. Il viola. Viola è la sua scrittura. E ci rimane addosso, l'intensità di quel viola, perchè il titolo non è un titolo, ma una promessa.

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