martedì 20 marzo 2012 | By: Unknown

L'eredità di Jenna - Recensione.

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"I cambiamenti non avvengono da un momento all'altro.
Sono modellati piano piano dalle persone che non si arrendono."


Duecentosessanta anni. Questo il tempo che Kara e Locke hanno trascorso prigionieri di un cubo nero, di un computer, dopo il terribile incidente d'auto che ha interrotto le loro vite e distrutto i loro corpi. Per duecentosessanta anni, i due amici - o forse bisognerebbe dire le loro menti, che sono tutto ciò che rimane delle persone che erano - si fanno forza l'uno con l'altro, sperando di riuscire, un giorno, ad uscire dal buio. E quel giorno arriva quando il dottor Gatsbro, scienziato insensibile e arrivista, riesce a ricostruire i corpi di Kara e Locke a partire da qualche capello e frammento di unghia conservato dopo la morte "clinica" dei due, e ridà loro la vita. Tuttavia, è davvero di vita che si può parlare? Kara e Locke riaprono gli occhi su un mondo invecchiato di due secoli rispetto a quello nel quale hanno vissuto fino all'incidente. Che ne è stato delle loro famiglie, delle loro case, dell'America? I due ragazzi scoprono pian piano quanto il mondo sia cambiato, e quanto sia pericoloso, per loro, vivere in una società che li considera a tutti gli effetti illegali. Col passare dei giorni, però, aumenta nei due amici anche la consapevolezza di quanto il dottor Gatsbro li stia sfruttando solamente come prodotti di laboratorio, per pubblicizzare la sua tecnologia e guadagnare sempre di più. A questo punto, dinanzi a Kara e Locke si apre un'unica strada: la fuga. Inizia così un viaggio che li porterà a dividersi, a lottare e soprattutto a cercare Jenna, la terza componente del gruppo, colei che era in macchina con loro al momento dell'incidente e che è riuscita a salvarsi senza neppure tentare di salvare loro. Adesso, sia Kara che Locke cercano Jenna, ma per due motivi diversi: Locke vorrebbe darle un'altra possibilità, ascoltare la sua versione dei fatti; Kara, invece, sente crescere dentro di sé la sete di vendetta...


Meraviglioso, questo secondo volume della trilogia dedicata a Jenna Fox. Mary E. Pearson non delude mai: ho adorato il primo libro della serie, "Dentro Jenna", e, se possibile, ho amato ancora di più questo secondo romanzo. La Pearson scrive in modo incantevole, riesce a farci sorridere ma anche a commuoverci e, soprattutto, dietro le sue parole si nascondono interrogativi e riflessioni a livello filosofico e morale che sarebbero degni di un romanzo per adulti, e che invece si amalgamano alla perfezione con i contenuti YA del libro. L'amicizia tra Kara, Jenna e Locke è la colonna portante dell'intera serie ed è incredibile come la scrittrice riesca a rendere in tutti i suoi colori il caleidoscopio di emozioni (positive, ma soprattutto negative) che si intrecciano nel rapporto tra i tre ragazzi. Il personaggio di Locke, a mio parere, è il più riuscito per il suo tormento interiore, la consapevolezza di amare sia Jenna che Kara ma in due modi completamente diversi e inconciliabili. Questo secondo romanzo della serie può essere definito, in realtà, anche come un romanzo di formazione: Locke, da essere l'anello debole del terzetto, prende pian piano coscienza di sé e della forza che ha dentro. Perché Locke, Jenna e Kara potranno anche avere dei corpi creati in laboratorio, ma hanno conservato le loro menti. I loro sentimenti. La vita che la morte non è stata in grado di fermare, e che ha lottato, ha resistito fino alla fine. Consiglio questo romanzo a tutti: ai ragazzi per la trama avvincente, e agli adulti per le riflessioni che s'intrecciano sullo sfondo della vicenda.


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