martedì 30 settembre 2014 | By: Unknown

A clean mind in disguise



Ricordo ancora l'incipit di Bassotuba non c'è di Paolo Nori, letto su una panchina della stazione di Mola mentre aspettavo il mio ragazzo dell'epoca: "Io sono quello che non ce la faccio". Geniale (solo l'incipit ché il resto del libro, a mio parere, è tutto un po' una presa per il). Oggi lo voglio fare mio, quell'incipit, e trasformarlo. Io sono quella che ce la faccio. "Tu sei una che corre" mi dice sempre quella persona splendida che è il mio migliore amico, ed è vero. Corro, sempre, anche troppo. Non riesco a fare una cosa per volta, mai. Anche in questo momento: sto scrivendo il post e intanto leggo gli ultimi post di tre blog e ascolto Ultraviolence e commento su feisbuc come se non ci fosse un domani. Ho trenta libri in lettura e da quando mi sono messa in testa il pallino del dottorato la mia stanza è esplosa. Libri, libri ovunque: sulle scrivanie (ne ho due, ovviamente), sulle mensole, sul comodino, sul termosifone. Sono disordinata nella testa. Pixie di Rookie diceva "A messy room is just a clean room in disguise" e, se sostituiamo room con mind, abbiamo il mio caso. Eppure mi piaccio così. Quella come me è gente che nel 90% dei casi, per far troppe cose contemporaneamente, non fa niente. Però c'è il 10%. Quel meraviglioso 10% in cui riesci a fare millemila cose e ti riescono tutte bene ed è splendido che sia così. Mi piace, il mio disordine. Non riuscirò mai a studiare come si deve: mi ammazzerò di studio due giorni prima dell'esame. Non leggerò un libro per volta ma trenta. E intanto domani ricomincia l'università e non so com'è che sono arrivata a ventidue anni ma ho ancora l'adrenalina da primo giorno di scuola. Quand'è che si smette di essere bambini? Dio benedice gli inizi, la bellezza, i grandi sogni. Benedirà domani e i due anni che seguiranno fino alla prossima corona d'alloro e Auguri dottoressa e un'altra tesi su Olivetti. Bellissimo poter dire "domani". Bellissimi i verbi coniugati al futuro - purché sia semplice ché l'anteriore è un passato già finito e nemmeno ce ne siamo accorti.

#3allavolta: L'equazione, Tachea, Il giocoliere di parole



Buongiorno! Per la serie "queste sono le mie ultime recensioni e adios" vorrei parlarvi di tre libri che ho avuto il piacere di leggere recentemente: L'equazione di Daniele Mosca, Tachea di Giovanna Guardiani e Il giocoliere di parole di Alberto Diamanti. Et voilà...



SINOSSI:

In una Torino messa in ginocchio da un’alluvione spaventosa, un ex trafficante di sigarette e quattro ricercatori si trovano coinvolti in un mistero che ha radici in un lontano passato. Tra Torino, Bari e Firenze si intrecciano segreti, personaggi di rilievo e sette sataniche, in una lotta contro il tempo per sventare un’antica profezia che mette in pericolo l’equilibrio del mondo intero. Il bene contro il male, il male contro se stesso, in un vortice di avvenimenti in cui fino all’ultimo nulla è ciò che sembra.

LA MIA OPINIONE:

Parto da un presupposto: questo autore è stato veramente in grado di stupirmi. E' difficilissimo scovare uno scrittore emergente che, al suo esordio letterario, riesca già a mettere in piedi un thriller degno di questo nome. La trama è complessa, articolata e ben congegnata. Immagino vi siano dietro mesi e mesi di lavoro, di studio, di accurata ricerca. Nel romanzo si intrecciano antiche religioni e credenze, a partire dalla cultura egizia per arrivare sino al cattolicesimo, e gran parte dell'intreccio è dedicato all'aspetto scientifico e ambientale. Credo che al di sotto dell'imponente architettura della trama vi sia un intento ecologista che riporta alla luce una verità fondamentale: al di là di ciò in cui crediamo e dell'importanza che possiamo attribuire al destino, l'uomo ha il dovere di conservare e proteggere il proprio pianeta. Nel romanzo di Daniele Mosca vi è un evidente quid "à la Dan Brown" (in particolare il Brown di Angeli e demoni) che non sottrae assolutamente nulla alla particolarità dello stile dell'autore. Ho apprezzato due aspetti in particolare: l'accuratezza nella descrizione dei profili dei personaggi che, pur essendo moltissimi, sono solidamente e coerentemente ancorati all'intreccio, e l'accuratezza nelle descrizioni dei luoghi. Torino, Bari, Firenze: per ogni città citata si ha la sensazione che l'autore abbia vissuto a lungo tra quelle vie, tanto da saperne descrivere alla perfezione i segreti e le verità più profonde. Senza dimenticare che, da vera barese quale sono, non ho potuto fare a meno di apprezzare le pagine dedicate alla Basilica di San Nicola e ai suoi misteri. I miei complimenti a Daniele per aver saputo intessere con così tanta coerenza una trama complessa e decisamente difficile da raccontare. Ad maiora!

voto: ****/5




SINOSSI:

"Da qualche giorno arriva spesso a farmi visita sempre lo stesso pensiero: scrivere un libro; inizierò presentandomi e poi... mi affiderò allo scorrere dei giorni e su di essi punterò la potente luce dell'amore e leggerò la vita." Con queste parole, la protagonista, Tachea, una simpatica vecchietta, dopo aver abbondantemente osservato e letto la vita dall'alto delle sue molte primavere, termina il libro. Tachea, grazie ai suoi settantacinque anni, è una donna ormai affrancata da tutto ciò che la società attuale impone: libera di vivere secondo i suoi ritmi, di esprimere quello che pensa e, attraverso la danza dei silenzi e delle parole, evidenziare la presenza dell'amore attorno a lei.

LA MIA OPINIONE:

Ho adorato questo romanzo per un semplicissimo motivo: trasuda libertà. Libertà di vivere la propria vita senza obblighi e costrizioni, di esprimere la propria opinione senza curarsi di essere contraddetti, affrontare la realtà di petto assumendosi la responsabilità dei propri errori per poi farli fruttare come semi in un terreno fertile. L'aspetto più affascinante dell'intero romanzo è sicuramente la storia d'amore tra Tachea e suo marito: pulita ma non priva di incidenti di percorso, sincera ma non stucchevole, è perfetta nella sua imperfezione che odora di realtà vera. Nulla, in questo libro, sembra "inventato", nulla è puramente finzione letteraria. La ricchezza morale della famiglia, l'incommensurabile valore del dare alla luce una vita, la condivisione dei piccoli gesti quotidiani fanno di questo romanzo un elogio della semplicità, della bellezza del donare, della riconoscenza per una vita vissuta fino in fondo senza paura. Un romanzo assolutamente consigliato.

voto: *****/5




SINOSSI:

"Il giocoliere di parole', è una raccolta di poesie scritte nel linguaggio 'dei' e 'per' i bambini, con l'intento di dare ai 'piccoli lettori' delle 'immagini in rima' da leggere, ed ai 'grandi lettori' (genitori/educatori), degli spunti di riflessione e comunicazione con gli stessi bambini.

LA MIA OPINIONE:

Molto delicata questa breve raccolta di poesie (ma sarebbe meglio dire 'filastrocche') dedicate al mondo dei bambini. Come spesso accade, i libri rivolti all'infanzia acquistano un sapore tutto particolare quando vengono letti "da grandi" ed è chiaramente più semplice, per un adulto, cogliere sfumature e ricchezze di significato che sono abilmente nascoste tra i versi. L'idea del "giocoliere di parole" è meravigliosa ed evoca l'immagine della lettura come attività divertente e appassionante dei quali i bambini possono e devono innamorarsi. Simpaticissimi i personaggi che affollano queste pagine, dalla dolce storia del miele alla filastrocca della ranocchietta fino ad arrivare alle poesie più "mature" come Il quadro e lo scarabocchio. Il mio brano preferito? Senz'altro Il sangue blu del figlio del re che ricorda il valore dell'uguaglianza con delicatezza e genialità senza mai scadere nel banale. Una raccolta che merita davvero il suo piccolo grande spazio sui comodini dei vostri bambini (e non solo).

voto: ****/5
martedì 16 settembre 2014 | By: Unknown

Sneaking out ovvero l'arte dell'uscire di nascosto



Oggi mi è capitato di riflettere su un'espressione profondamente americana come sneaking out. Il mio adoratissimo Rookie ha dedicato un interno mese al tema dello sneaking out che, tradotto per noi comuni mortali italiani, significa "uscire di casa di nascosto, possibilmente da una finestra". Di quel mese ricordo benissimo il bel racconto Invisible animals e le playlist dedicate alla fuga nonché i set fotografici creati ad hoc. Pensavo: noi, qui in Italia, non è che abbiamo poi così chiaro il concetto di sneaking out. Ponete riflessione: siete mai usciti di nascosto? Io no e credo che il nostro principale problema sia il tipo di casa nel quale abitiamo. Almeno qui al sud, noi non abbiamo tetti e se ti lanci dalla finestra atterri direttamente sul cactus della signora al pianoterra.


Oddio, il discorso è molto più complicato di quel che sembra. Il punto è che il "teenager" italiano è senz'altro diverso da quello americano. Lo dice anche tutta la filmografia correlata. Gli americani hanno The breakfast club e noi, bene che ci vada, abbiamo I Cesaroni. E poi, mettendo che riesci davvero a uscire di casa senza che i tuoi si sveglino al solo girare della chiave nella toppa, dove vai? E dico sì che vivo in un paesino sperduto lontano mezz'ora dal capoluogo, ma davvero non saprei dove andare. Eppure sarebbe bellissimo. Il brivido, la paura, l'adrenalina. Forse un giorno lo farò o (molto più probabilmente) lo farò fare a un personaggio di un mio libro ché è sempre un modo intelligente per vivere roba assurda senza farsi male. E certo, starò attenta al cactus. Ci mancherebbe altro. 

lunedì 15 settembre 2014 | By: Unknown

Una tra le belle giornate


La verità è che non esistono giornate che iniziano bene e giornate che iniziano male né piedi giusti o piedi sbagliati coi quali scendere dal letto. Siamo noi che stabiliamo la riuscita di una giornata. Personalmente mi paro con una bella preghiera ogni mattina ché è un qualcosa che ti salva sempre le ventiquattr'ore a venire. La giornata di oggi, comunque, si sta rivelando particolarmente produttiva con un mio nuovo articolo su Barinedita (questa volta vi parlo dell'oreficeria e dei gioielli realizzati a mano) e con una splendida recensione a cinque stelle per il mio Il fiume scorre in te:


Non so quanto bene si legga ma oh, insomma, è sul sito per chi vuole leggerla senza diventare cieco entro tre...due...uno. E' ora di organizzare un vero e proprio tour di presentazioni per il mio figlio più piccolo, Waiting room. Vedrò di accompagnare Emilia, Angelo e i loro anni '40 in giro per la provincia, so pray for me. Sto leggendo Tender is the night in lingua originale perché penso che Fitzgerald sia uno di quegli autori che in italiano perdono moltissimo. La musicalità, la tendenza all'allitterazione, il ritmo, la fluidità e la semantica giusti Ve lo consiglio perché è un libro che merita davvero di essere letto e credo ne parlerò anche nella prossima (vicinissima) puntata di #lettiinpigiama. Come tutti avrete ormai capito, visto che ripeto sempre le stesse cose, sto cambiando ogni cosa nel blog, eliminando tutto ciò che è di tutti gli altri per metter su qualcosa che sia solo mio (se non lo dico in ogni post non sono contenta, forgive me). Tutto questo per dirvi che non ci sarà più un In my mailbox perché ne esistono già troppi, troppissimi. Non posterò un video in cui vi mostro gli ultimi acquisti perché non è poi così divertente svuotarvi addosso il mio carrello da supermercato virtuale. No. Girerò dei video in cui vi parlo dei libri che sto leggendo, una sorta di recensione-collettiva-in-itinere. Ora vado, mi aspetta una riunione in redazione e ho ancora da raccogliere le mie ultime idee. Porto Fitz con me tra l'odore nauseante dei pullman e le strade piene di sole delle due del pomeriggio. Vi lascio con due citazioni dagli ultimi due film che ho avuto il piacere di vedere:

«Che giorno è oggi?».
«17 gennaio, giovedì».
«Ti rendi conto che non ci sarà mai più un 17 gennaio 1944? Eh? Mai. Mai più».
 - Arrivederci ragazzi, Louis Malle 1987



«Che carini questi giovani.. È strana la nostra vita, eh? Ci si incontra, si lavora insieme, ci si ama, e poi... Non si fa in tempo ad afferrare qualcosa che... non c'è più!».
- Effetto notte, François Truffaut 1973


sabato 13 settembre 2014 | By: Unknown

Quello che tutti leggono



E pensavo: vorrei scovare un blog letterario di quelli veramente letterari, che parlano di letteratura vera e non dell'ultimo libro uscito in libreria (che poi magari può essere un libro immenso ma se voglio l'ultima uscita mi basta la newsletter della casa editrice). Un blog lontano dalle CE, dai favori, dalle pagine feisbuc, dai mi piace, dalle recensioni quando già conosci l'autore e non vuoi offenderlo e non puoi essere obiettivo al cento percento. Ho smesso di scrivere recensioni e anteprime anche per questo motivo: perché il mio blog stava diventando ipocrita. Non solo: stava diventando uguale a centinaia di altri blog. Io non voglio una cosa uguale a millemila altre cose. Voglio una cosa mia. Un mio amico mi dice sempre che i parrucchieri dovrebbero avere una tinta "rosso Cataldi". Anche il mio blog dev'essere "rosso Cataldi" e non Mondadori, Newton Compton, Fabbri, self. Mi sono persino stancata di condividere link, di pubblicizzare il mio stesso libro, di pubblicare roba. Mi viene da dire solo una cosa: che-palle. Che noia che barba che barba che noia. La mia home di feisbuc è piena di contenuti identici pubblicati da facce e nomi diversi. C'è quella bella citazione di Haruki Murakami che dice qualcosa tipo "se leggi ciò che tutti leggono, penserai ciò che tutti pensano". Non mi piace così. Leggerò John Green quando finalmente sarà passata a tutti voi questa fissa allucinante per John Green e per la gente che muore nei film. Non è che sono prevenuta: è che sono annoiata. Ne ho trovato effettivamente qualcuno, di blog serio serio serio (non che tutto il resto non sia serio, ma magari lo è con un solo "serio" e non con tre, capito?). Giusto per fare qualche nome: Holden&Company, Critica Letteraria, Poetarum Silva e 404: file not found. Quant'è difficile trovare un buon pesce quando il mare è pieno di pesci, che è un po' una metafora alla Fabio Volo ma insomma, oh, capitemi. Poi mi capita di incappare in quelle orride citazioni di autori italiani "in" (oltre a Volo ce ne sono tanti altri, fidatevi) che ti sbattono in faccia roba amorosa della serie "poi mi giro ed è lei e io mi chiedo: ma davvero sei tu?" e chi altro dev'essere, tua madre? Millemila mi piace. MA PERCHE'? Perché ci facciamo del male? Perché non leggiamo roba leggibile? Perché? Ragazzi, noi ci fidiamo troppo dei blogger, di chi scrive su feisbuc, di chi twitta, di chi googla. Andate in libreria VOI. Uscite di casa armati di ombrello che non si sa mai di 'sti tempi e andateci VOI, tra i libri, a fare quella cosa mainstream che è "annusare l'odore della carta". Andate a sniffare i libri in prima persona, non fate fare tutto a chi è dietro lo schermo. Leggete le quarte di copertina, i titoli, le prime pagine, qualcosina al centro, qualcosina alla fine. SCEGLIETE. E vedrete che alla fine le home di feisbuc non saranno più di un monotematico deprimente. Siamo belli perché siamo diversi. Perché leggiamo libri diversi. Perché pensiamo cose diverse. E allora pensiamole, queste cose diverse, e scriviamole in blog diversi. Amen? Amen.
mercoledì 10 settembre 2014 | By: Unknown

Un pensiero totalmente nostro



Non che abbia poi così tanto tempo per scrivere un post sensato e poi è tardi, dai, voglio andare a dormire. Però. Pensavo a una citazione di Oscar Wilde da quel gran capolavoro che è il De profundis. Guardate, non mi fate così dotta: non me la ricordo a memoria. Parafrasandola, il succo era questo: Non c'è niente di più difficile del formulare un pensiero totalmente nostro. Lui stesso, a sua volta, aveva fregato quel pensiero a qualcun altro. Devo ancora decidere se questo sia un aspetto positivo o negativo ma, a conti fatti, penso che sì, sia bellissimo. Mescolarsi. Confondersi. E' bello sapere che anche una Tavi Gevinson si è ispirata a un sacco di altra gente e che anche la sua maxi-mega-fighissima-personalità ha affondato le radici da qualche parte. Non so perché mi metto a filosofeggiare a quest'ora e più che altro vorrei una gran coppa di gelato al mocaccino ma insomma, capito? Il fatto è che è difficilissimo mostrare al mondo ciò che ci piace davvero. Facciamo prima a leggere ciò che leggono gli altri, a dire ciò che dicono gli altri, a scegliere i vestiti che indossano le fashion blogger, eccetera. E poi ora c'è feisbuc, prima non gli fregava niente a nessuno di quello che piaceva a te e a te, soprattutto, non fregava niente di mostrarlo al mondo. Avevi la tua cameretta, le tue cose, il tuo piccolo universo privato. Poi magari ne parlavi con l'amico, col compagno di pullman, col collega stonato dell'università, e stop. Ma non siamo qui a pettinare le bambole e poi basta con questa nostalgia, me la porto dietro da troppo tempo. Il punto è questo: siamo ciò che abbiamo scelto di prendere dagli altri, i quali a loro volta sono ciò che hanno preso da altri ancora. Siamo piante dalle radici intrecciate e siamo ciò che leggiamo, vediamo, ascoltiamo. Nessuno riesce a pensare qualcosa di totalmente proprio. Certo, una cosa la penso: ho bisogno di dormire. Però pensateci, almeno non mi sembra di star filosofeggiando da sola.

p.s. qualche inspirational pic per queste giornate un po' così. La vera e propria inspirational board di settembre arriverà a breve.

 

 




 


E' necessario vivere
bisogna scrivere
all'infinito tendere
ricordati Baudelaire.

- Baustelle, Baudelaire       

martedì 9 settembre 2014 | By: Unknown

Three songs



Sto per andare a nanna (e sarebbe anche ora) ma prima voglio lasciarvi le tre canzoni che stanno accompagnando questo mio settembre e che sento il bisogno di condividere con qualcuno. Sono accomunate da un suono sensuale, sinuoso che ben si abbina alla mia lettura del momento: Le vergini delle rocce di d'Annunzio. Buon ascolto e...buona notte!

p.s. il mio Waiting room sta partecipando a un concorso su feisbuc. Vi va di lasciare un like qui?



Adoro questa canzone e adoro lei. Non è un caso se a un certo punto del cammin di mia vita ho deciso di farmi rossa.



Video inquietante ma canzone meravigliosa.



Quante storie mi ha ispirato questa canzone! Imperdibile.
venerdì 5 settembre 2014 | By: Unknown

No one's ever gonna love you more than I do




Buongiorno. Parto subito con un video (vecchiotto) pubblicato su Rookie e da me prontamente rubato. Credo sia la più bella versione in circolazione nonché una delle migliori canzoni dei Band of Horses. No one's ever gonna love you more than I do, no one...




E intanto è ufficiosamente arrivato l'autunno. Oggi pioveva sui tavolini del mio bar preferito ma ho chiesto a Pino di trovarmi un posto all'asciutto e così è stato. Io e D'Annunzio seduti in un angolo a parlare di Massimilla, Violante e Anatolia, ma la mia preferita resta sempre e comunque Violante. Lei è l'unica delle tre vergini delle rocce ad avere una vera e propria carica erotica, con quei capelli che le premono sul capo come una corona e le viole appena raccolte che le circondano i fianchi. 

Tutto in lei esprime, tutto in lei è segno. Le sue linee parlano un linguaggio che renderebbe simile a un dio colui che ne comprendesse la verità eterna; e i suoi minimi moti producono nei confini del suo corpo una musica infinita come quella dei cieli notturni.
                 (p. 10)

Ed ecco un altro pezzo per tenervi compagnia in questa giornata di settembre che ancora non ho capito se sia fresca o meno: non faccio altro che mettere il cardigan, togliere il cardigan, rimettere il cardigan...

Ten silver saxes, a bass with a bow The drummer relaxes and waits between shows For his cinnamon girl.


giovedì 4 settembre 2014 | By: Unknown

E poi, come in un'eco, rispondiamo

Buongiorno. Sono le undici e trenta, ho finito adesso di lavorare e sono già in pullman verso Bari (watch the bus-selfie below). Mi servono qualche altra foto per il mio prossimo articolo su Barinedita e un paio di ballerine blu scuro. Viaggio con D'Annunzio e le sue vergini delle rocce e ogni tot di pagine appunto qualcosa sulla mia agendina di fiducia, quella con la mia sosia in copertina. Questo pomeriggio pubblicherò due delle mie ultime recensioni su richiesta, stay tuned. Ad aprile tornerò a Dublino, è deciso. Una birra a Temple Bar, il mercatino di libri usati, una foto sul Liffey, un panino da Panem. Voglio trascorrere una notte intera per le strade solo per poi prendere il primo treno per Howth e vedere l'alba sul mare. Perché ci sono posti che non fanno altro che chiamare, chiamare, chiamare. E infine noi, come in un'eco, saliamo su un aereo e rispondiamo.



mercoledì 3 settembre 2014 | By: Unknown

Wallflower con sfondo di saracinesca

All'improvviso è uscito il sole. Sbucato da chissà dove, come un ricordo, tra la pioggia. Io ferma sotto un balcone che mi copre appena con qualcuno che fuma erba accanto a me mentre mi sento una wallflower con sfondo di saracinesca. C'era una donna che piangeva al telefono. Era accanto a me e piangeva tra una parola e l'altra e ogni singhiozzo era un ritornello come di canzone. È finito il tempo delle gonne, delle maglie corte, dei sandali con la pioggia dentro. Finita l'estate che non è mai iniziata. Settembre: una fine e un inizio, la nuova giacca di H&M, l'università che riapre, la mia vita che riprende ad avvolgersi nel quadrato di strade intorno a largo Ciaia. Il mio bar, la libreria, l'edicola. Una borsa piena di libri, una testa più piena ancora. Carta, pagine, odore d'inchiostro. Ferma contro la saracinesca respiro quest'inizio di settembre, aspetto che arrivi Ilaria e quando arriverà le canterò Impressioni di settembre tanto per fare la truzza di turno. Comprerò un libro di Ungaretti e uno di Magrelli. È tempo di poesia quando è notte dietro i vetri e c'è un solo cerchio di luce: quello del tuo letto. Il buio intorno. Intanto resto qui, canto un po', respiro l'erba del mio vicino che non è più verde ma puzza parecchio. Difendete la bellezza, è questo il vostro unico officio, diceva D'Annunzio. Difendiamo la bellezza. Settembre che sboccia come una primavera, storie di vita gettate nel colore contro la saracinesca, un ombrello. Vita nuova.

martedì 2 settembre 2014 | By: Unknown

No more reviews



Non accetterò più libri da recensire. Porterò a termine le recensioni che ho in programma e poi adieu. A seguire una breve spiegazione per punti in stile Emmi Rothner di Le ho mai raccontato del vento del nord:


  • Sono una studentessa e ho intenzione di restare tale a vita. Ergo: devo studiare. Per studiare non intendo imparare a memoria poltiglia già masticata per prendere trenta e lode e "lei è in gamba, signorina", bensì leggere moltissimo, esplorare nuove letterature, imparare lingue, approfondire. "E' già da molto tempo che siete fermi vicino a questa montagna". E se lo dice Dio, ci credo.
  • Non ho tempo. Non nel senso che non ho tempo, ma nel senso che non voglio più avere tempo.
  • Continuerò a leggere in ogni caso, don't worry. Comprerò i vostri libri, li leggerò e quando mi andrà lascerò un commento. Ci sono sempre, non vado da nessuna parte. Semplicemente, ci sarò soltanto quando vorrò esserci.
  • Un po' mi seccava ricevere messaggi del tipo "L'hai letto? Lo stai leggendo? E a che pagina sei?"
  • Esistono millemila blog letterari. Io mi riprendo il mio B. among the little women, me lo stringo al petto e lo faccio tornare mio. Prima c'è B., poi ci sono le little women.
  • Ho da scrivere. Ho da scrivere. Ho da scrivere.
  • Vi voglio bene, apprezzo i vostri libri, amo quello che fate. Continuerò questo percorso con voi, ma il mio blog non lo farà.
lunedì 1 settembre 2014 | By: Unknown

primosettembreduemilaquattordici e nulla da dire



Il post del primo settembre è da sempre un must, una di quelle cose che faccio ogni anno da sempre. Scrivo buoni propositi, cose da fare, da studiare, da leggere, da dire. Quest'anno no, non scriverò niente. Voglio viverlo, questo splendido mese di inizi. Non è più tempo dei blog personali in cui scrivere tutti i fatti propri ché tanto nessuno sapeva chi fossi e pur volendo tu ti firmavi Angelo_fallito o Camomillacida. Dio, quanto rimpiango i tempi di Camomillacida. Adesso sono Bianca Rita Cataldi, nuda e cruda come all'anagrafe, e non ho niente da dire. Di questi tempi sono nostalgica e penso spesso a com'era bella l'era pre-social. Internet senza social: il paradiso. Solo piccoli blog, monadi, gente che commentava sul serio perché aveva piacere nel commentare e non per ricevere in cambio un commento ai propri post. Era bello quando era vero. Quando ci si conosceva su aNobii. Quando la Puzzola aveva un blog e Chiara Ferragni era ancora la piccola Chiara F. scoperta su Lookbook e non aveva ancora un terribile sito web iperspaziale del quale non ho capito un'emerita. Ultimamente ripeto sempre le stesse cose. Non ho niente da aggiungere al già detto, i buoni propositi li tengo per me, le recensioni ripartiranno prima o poi e pace. Non sono una blogger vera, non lo sono mai stata. Non mi sprecherò mai per condividere ovunque, essere social al massimo grado, chattare con millemila persone solo per tenermele buone. Voglio restare Bianca com'ero nel 2007, nel 2008, nel 2009. Faccio quel po' che posso, nel mio piccolo. Non sono brava, non sono social, non sono fashion, non sono romantic, non sono amazon. Sono la camomilla acida che ero in prima liceo. Sempre quella, solo con i capelli rossi e una faccia adulta che nemmeno so quando mi è spuntata.