lunedì 30 dicembre 2013 | By: Unknown

Di tutti i Capodanni.



Di tutti i Capodanni questo sarà quello del dovevo uscire ma alla fine non esco più, del festeggerò coi parenti per l'ennesima volta e chissà perché l'ho comprato, quel vestitino carino di velluto e tulle, ché tanto non lo userò mai. Ho dislocato i miei amici negli anni (o si sono dislocati da soli?) e ognuno di loro appartiene ad una comitiva diversa e poi ci sono io che non appartengo a nessuno e mia madre che teme per la mia solitudine ma sapete una cosa? Me ne frego. Sono sola? Tanti auguri and happy new year. E se la mia migliore uscita è accompagnare mia madre in farmacia no grazie, preferisco mettermi il pigiama alle cinque del pomeriggio e rivedere la prima stagione di Gossip girl. 

Sto leggendo L'amore in un giorno di pioggia e non ci sto capendo niente neanche fosse L'urlo e il furore ma non è geniale, è soltanto di un confusionario inutile e non ho tempo da perdere con queste cose. Lo mollo e lo riprenderò in un altro momento. E poi una lettrice ti contatta e ti scrive che Il fiume scorre in te non l'ha fatta dormire e che davvero dovresti scrivere un seguito. Lo stesso giorno, apri il tuo account di Amazon Kdp e scopri che il romanzo in questione ha venduto molte più copie di quelle che credevi avresti venduto. E allora fanculo se non esco a Capodanno, ci sono cose più importanti a cui pensare. Pazienza per il vestitino di velluto e tulle, per i tacchi, per la passeggiata alla farmacia, per Gossip girl. Pazienza per tutto, indossiamo un nuovo giorno, un nuovo capitolo di storia contemporanea e letteratura umanistica e andiamo avanti. Pazienza.

Sto preparando i calendari di Waiting Room da scaricare in pdf giusto così, per fare qualcosa. Domani pubblicherò un post con il random delle mie foto più o meno orrende di quest'anno, tanto per ricordare il ricordabile ché si sa, quest'anno è stato uno schifo dal primo all'ultimo giorno (fatta eccezione per alcuni eventi/cose/persone). Buona pre-vigilia a tutti voi e non fate come me, non mettetevi il pigiama alle cinque del pomeriggio.

Siri Tollerod per Vogue Italia




venerdì 27 dicembre 2013 | By: Unknown

Sehnsucht, Deborah Turbeville and something else

Sta finendo dicembre ed io conto le ore, conto i minuti che mi condurranno al termine di questo anno così terribilmente sfigato. C'è qualcosa di vagamente mistico, negli anni storti che iniziano storti e finiscono storti. Ad ogni modo, una life coach (che espressione ridicola, "life coach", con tutto il rispetto) di cui non ricordo il nome ripeteva sempre che, alla fine di ogni giornata, bisognerebbe appuntarsi tre cose accadute nel giorno appena conclusosi che sono state davvero meritevoli di essere vissute. Certo, in ogni giorno di merda c'è uno spiraglio di luce. Credo. E sì, quest'anno è stato davvero terribile eppure qualcosa di buono l'ha portato. Il mio secondo romanzo, per esempio, giunto alla ristampa dopo pochi mesi. La potatura di alcuni rami secchi del mio albero relazionale. L'incontro con una ragazza straordinaria già amica di penna, la scrittrice Elisabetta Ossimoro. Le presentazioni del mio libro a Torino . La mia collaborazione con Leggere a Colori. La scoperta di The Teenage Head e tutte quelle ore trascorse leggendo Rookie. L'abbonamento scontatissimo a Vogue. Lui. E tutto questo non può che colmare la mia personale Capsula della Felicità del Mondo, almeno in parte, e bilanciare la Capsula dell'Infelicità. Arriverà il duemilaquattordici e chissà cosa porterà: non m'importa e non voglio saperlo. Ho nostalgia di ciò che avverrà, di già, chissà perché (Sehnsucht, la chiamavano i Romantici).

Deborah Turbeville, Vogue Italia 1982




Sto scrivendo un nuovo libro senza scriverlo. Come si fa? Si fa che si pensa allo scheletro di un plot, si individuano i punti chiave, si prende un quaderno qualunque, di quelli con i gatti in copertina, e si appunta tutto ciò che passa per la mente e per gli occhi e per le mani: il testo di una canzone di Marina & The Diamonds, una citazione di Jonathan Lethem e lo struggente finale delle Vergini suicide di Eugenides. Si disegna. Si colora. Si incollano post-it. E alla fine, rileggendo quel quaderno così simile ad una pinterestiana Inspirational Board, verrà la scrittura. Metaletteratura come genesi della letteratura. Cosa mi sono fumata, vi chiederete. Lucky Strike da 15 grammi blu, cartine Smoking doppie, filtri OCB. Il solito.

Deborah Turbeville, Vogue Italia aprile 1997


Questa mattina mi sono data allo shopping post-natalizio (quello pre- mi snerva e poi, chissà perché, in quelle situazioni lì mi viene sempre un terribile mal di testa da sinusite). Sono una fan dei negozi alle nove di mattina, quando sei l'unica già sveglia da tre ore e puoi occupare tutti i camerini di H&M contemporaneamente ché tanto non c'è nessuno (check out the pictures below). Cose del genere. Trovare un reggiseno della mia taglia è un'impresa titanica. Tra uno scatto di Deborah Turbeville e l'attentato di Sarajevo (Bosnia, 28 giugno 1914, e che non si dica che non sto preparando l'esame) trascorro queste vacanze che vacanze non sono, cento pagine al giorno di Lethem ché tanto va giù come vodka alla pesca e praticamente nessun'anima buona con la quale uscire. L'hangout con l'università di Dublino. Intanto stilo pagine e pagine di buoni propositi per il 2014 che poi, come sempre accade, terrò lì a prender polvere senza rispettarne nessuno. E come diceva mia nonna, "buona fine a tutti voi". Chissà perché si grattavano sempre tutti, quando lo diceva.





p.s. segui l'hashtag #waitingroom su Twitter


sabato 21 dicembre 2013 | By: Unknown

Novità Edizioni Anordest - dicembre 2013.




OUT OF MY MIND - ho 11 anni e non ho mai parlato 

 SHARON M. DRAPER 

 In libreria dal 12 dicembre 2013


In questa storia sconvolgente della scrittrice due volte vincitrice del Premio Coretta Scott King dato dall’Associazione Librai Americani, i lettori conosceranno una mente brillante e uno spirito coraggioso che cambierà per sempre il loro modo di vedere le persone disabili. 

 “Se esiste un libro che tutti i figli e i genitori dovrebbero leggere, è proprio questo”. THE DENVER POST 

OLTRE 700.000 COPIE VENDUTE. NEW YORK TIMES BESTSELLER PER 9 SETTIMANE CONSECUTIVE. NOMINATO MIGLIOR LIBRO DELL’ANNO DA KIRKUS. HA RICEVUTO IL SAKURA AWARD DAI RAGAZZI GIAPPONESI. OUT OF MY MIND-HO 11 ANNI E NON HO MAI PARLATO 

 Melody non è come gli altri bambini. Non può camminare, né parlare, ma ha una formidabile memoria fotografica; si ricorda ogni minimo dettaglio di tutto ciò che vive. È più intelligente della maggior parte degli adulti che provano a curarla e più intelligente dei suoi compagni di scuola. La maggior parte del tempo, però, Melody si sente come un uccellino in gabbia; è in grado di osservare il mondo intorno, ma non riesce ad interagire con esso. Sono tante le parole e i sentimenti che si accumulano e restano intrappolati dentro di lei. Ma Melody si rifiuta di essere definita cerebralmente paralizzata. Ed è determinata a farlo sapere a tutti… in qualche modo. L’autrice conosce bene l’argomento in quanto anche sua figlia Wendy è paralizzata cerebralmente. E anche se Melody non è Wendy, la veridicità della storia è lampante. Raccontato dalla voce di Melody, questo romanzo commovente da subito fa risaltare la sua intelligenza e la sua determinazione a superare quegli ostacoli che paiono insormontabili.

 SHARON M. DRAPER è due volte vincitrice del Premio Coretta Scott King dato dall’Associazione Librai Americani. Vive a Cincinnati, Ohio, è una popolare relatrice di orientamento educativo per gruppi letterari nazionali e internazionali.



LOSING IT CREDEVO CHE IL CIELO FOSSE AZZURRO 

 CORA CARMACK 

 In libreria dal 12 dicembre 2013


330.000 COPIE VENDUTE IN UN MESE. IN CIMA ALLE CLASSIFICHE NYT E USA TODAY BESTSELLER. 

 Dopo uno straordinario successo in e-book self-published Losing it è stato conteso in una gara tra le cinque maggiori case editrici americane per la pubblicazione in cartaceo. CEDUTI I DIRITTI IN 11 PAESI ANCOR PRIMA DELLA PUBBLICAZIONE. LOSING IT-CREDEVO CHE IL CIELO FOSSE AZZURRO 

 Bliss Edwards ha ventidue anni e le manca solo un semestre per finire il college. È intelligente e carina, ma tremendamente timida e insicura. Questa sua insicurezza la rende goffa e in particolare con i ragazzi non sa davvero come comportarsi. In più c’è un problema: è l’unica tra le sue amiche ad essere ancora vergine. Anzi, per lei non è esattamente un problema, però quando lo confessa a Kelsey, la sua migliore amica, questa non le lascia scelta: la situazione dev’essere risolta a tutti i costi. E il modo più veloce e semplice per perdere la verginità è l’avventura di una notte. Ma il suo piano si rivela tutt’altro che semplice. Quella sera Bliss incontra Garrick, un ragazzo stupendo con cui scatta subito una forte attrazione, ma arrivata al dunque, Bliss scappa via con una scusa a dir poco strampalata. Come se la cosa non fosse stata già abbastanza imbarazzante, il giorno dopo, a lezione, scopre che in realtà Garrick è Mr. Taylor, il suo nuovo professore di teatro… Una spassosa commedia romantica, brillante e carica di ironia e sensualità. Cora Carmack ha dichiarato di divertirsi a calare i protagonisti dei suoi romanzi in situazioni imbarazzanti per vedere come riusciranno a districarsi e, più che altro, ad uscirne. È proprio quello che ha fatto con la povera Bliss... 

CORA CARMACK è una scrittrice ventenne che ama scrivere di personaggi ventenni. Nella vita ha fatto ogni genere di lavoro: divertente, come lavorare in un teatro; stressante, come insegnare; e il lavoro dei sogni, scrivere. Ama il teatro, viaggiare e qualsiasi cosa in grado di farla ridere. Losing It è il suo primo romanzo, nato come opera di self-pubishing, in pochissimo tempo si è conquistato uno straordinario successo affermandosi come New York Times e USA Today Bestseller, inoltre l’autrice, se pur giovanissima, è annoverata tra le più affermate scrittrici di New Adult.

Recensione di In fuga di Kevin Hearne




Nessuno può saperlo ma Atticus O'Sullivan, il misterioso e ipertatuato proprietario di una libreria dell'occulto è, in realtà, l'ultimo druido rimasto sulla faccia della Terra. Alto e imponente, ricoperto di tatuaggi e di gioielli dall'aspetto inquietante, Atticus vive la sua (eterna) vita stando ben attento a non incappare in Aenghus Og, antico dio celtico dell'amore che, d'amorevole, non ha proprio nulla. Alle origini dell'odio tra Atticus e Aenghus Og vi sono secoli di offese e un oggetto rubato: Fragarach, l'invincibile spada che Atticus custodisce e che non ha alcuna intenzione di abbandonare tra le grinfie del proprio nemico. A sollecitare la fuga del protagonista arrivano diverse, insolite divinità (in primo luogo la Morrigan, l'affascinante dea della morte) ma Atticus non vuole saperne di abbandonare la sua libreria, il suo mondo, quello spicchio di quotidianità che ha tanto faticato a costruire. Tra streghe dalle oscure intenzioni, divinità della vita e della morte e una vicina di casa piuttosto arzilla, Atticus dovrà affrontare la più imprevedibile delle difficoltà: il caratterino di una giovane strega che è disposta a tutto pur di diventare un druido.

Kevin Hearne si definisce un nerd e ne ha tutte le ragioni: il suo romanzo, primo della serie "Le cronache de L'ultimo druido", è ricco di informazioni, ricerche, aneddoti sulle religioni più oscure e dimenticate. Una narrazione densa, dunque, che però non cede nulla della sua scorrevolezza e leggerezza. Mi è piaciuto moltissimo, in questo romanzo, il tono scanzonato della voce narrante che risulta, a tratti, davvero divertente. Esilarante è il modo in cui sono descritte le streghe, pericolosissime e subdole, eppure a momenti così sciocche da cadere nelle trappole di un druido che vive da molti secoli più di loro.
Simpatico è anche il personaggio di Oberon, il cane-parlante per antonomasia, amico dell'uomo (o meglio, del druido) e costantemente affamato di carne cruda e di barboncine. 
In fuga è un romanzo davvero piacevole, leggero e al tempo stesso ricco di leggende, miti e sprazzi di una cultura affascinante e quasi totalmente dimenticata: la cultura celtica. Un libro che consiglio soprattutto a chi, come me, è un appassionato dei Celti e di tutto ciò che li riguarda.

voto: ****/5

Novità Leggereditore - dicembre/gennaio 2013.

Da quanto tempo non postavo un'anteprima? E' decisamente ora che io riprenda tra le mani le redini di questo blog. Veniamo a noi: ecco qui due interessanti novità firmate Leggereditore. Quale vi incuriosisce di più? Quale acquistereste?


S.C. Stephens 

 IL FRUTTO PROIBITO 

 Pagine 640 – 10 euro 

 In libreria dal 2 gennaio 2014 

 Dal 12 dicembre ebook a 2,99 euro fino al 6 gennaio 

 “Meravigliosamente scritto, coinvolge e affascina in modo unico e profondo. Il frutto proibito è un inesorabile e lento palpitare.” Tracey Garvis-Graves 

 Un libro appassionante, che esplora fino in fondo le conseguenze di trovare l’anima gemella al momento sbagliato e, con il suo stile vivido e toccante, regala al lettore più di un turbamento e più di un’emozione. 

 Per quasi due anni, il fidanzato di Kiera, Denny, è stato tutto quello che lei ha sempre desiderato: amorevole, tenero, completamente dedito a lei. Quando si trasferiscono in una nuova città per iniziare la loro vita insieme e per seguire il lavoro di Denny, tutto sembra perfetto, persino il coinquilino con cui dividono la casa: una rock star locale, Kellan Kyle. Ma poi un imprevisto trasferimento di Denny a Tucson costringe la coppia felice a separarsi. Sentendosi sola, confusa e bisognosa di conforto, Kiera trova una spalla su cui piangere in Kellan. Dietro la sua facciata di bello e impossibile, scopre l'animo sensibile di un ragazzo con un passato complicato alle spalle e così, pian piano, quella che era nata come una semplice amicizia si trasformerà in qualcosa di più profondo, qualcosa che costringerà Kiera a scegliere tra passione e sicurezza, amore e affetto, certezza e ignoto. Una notte tutto cambierà, e nessuno di loro sarà più lo stesso…

 S.C. Stephens è un’autrice che ama trascorrere ogni suo momento libero dedicandosi alla scrittura di storie piene di romanticismo. Il frutto proibito è il suo primo romanzo, un esordio di straordinario successo, che è stato seguito da altri due titoli per comporre la trilogia Thoughtless.

 “Dalla prima pagina fino alla fine, non riuscirete a metterlo giù.” Abbi Glines 

 “S.C. Stephens è riuscita perfettamente a ritrarre, con disarmante sincerità, la realtà di un triangolo amoroso e la confusione che ne consegue, quando vengono recisi vecchi legami e nuove unioni fioriscono.” Tammara Webber, autrice di Easy 

 “L’alchimia tra i personaggi è descritta in modo sublime.” Examiner 




Lora Leigh 

 PIACERE COLPEVOLE 

 Pagine 384– 12 euro 

 In libreria dal 2 gennaio 2014 

 Dal 12 dicembre ebook a 2,99 euro fino al 6 gennaio 

 Chi di voi ama le eroine forti, gli eroi enigmatici e l’erotismo con una sfumatura di suspense, adorerà il nuovo bollente romanzo di Lora Leigh. L’autrice di Menage proibito torna in libreria con Piacere colpevole.

 L’affascinante agente dell’fbi Marty Mathews ha sempre saputo dei piaceri segreti delle donne che prendono parte agli incontri del Club, dove il corpo femminile è venerato e non c’è limite alla soddisfazione del desiderio. Ma c’è un uomo che fa parte di questo mondo e che ossessiona i suoi sogni da anni: Khalid el Hamid-Mustafa. Peccato che le sia stato assegnato il compito di pedinarlo, rendendolo completamente off limits per lei. Fino a quando Khalid non è considerato ‘pulito’ e Marty può finalmente avvicinarlo… Lei non sa di essere l’unica donna che Khalid brama ferocemente, ma anche l’unica che lui non può concedersi. Il suo passato lo perseguita, il pericolo è dietro ogni angolo, e se vuole proteggerla deve stare lontano da lei. Ma il desiderio che prova è così potente che quando Marty sarà sua, farà qualsiasi cosa per tenerla con sé. Nel suo letto e tra le sue braccia.

 Lora Leigh è una grande sognatrice, sempre assorta nei suoi pensieri, intenta a immaginare le prossime avventure dei personaggi che affollano gli oltre trenta libri ormai al suo attivo. Con i suoi romanzi erotici ha conquistato migliaia di lettrici, collocandosi al top delle classifiche negli Stati Uniti. La sua voce vi condurrà in un universo di erotismo ad altissime temperature, dove il sesso è anche conoscenza di sé e dell’altro. Per Leggereditore ha pubblicato Il fuoco della tentazione, Istinto animale (serie Breeds), Ménage proibito, Piacere malizioso, Sottomessa e Un solo piacere (serie Bound Hearts).

 “Le lettrici che amano le eroine forti, gli eroi enigmatici e l’erotismo con una sfumatura di suspense adoreranno questo libro.” Romantic Times Book Reviews 

 “Piacere colpevole è una storia colma di azione, avventura e sensualità.” Fallen Angels Reviews

“Decisamente audace!” Joyfully Reviewed 

“Le scene piccanti vi faranno ribollire il sangue e il tumulto emotivo vi farà sgorgare lacrime a cascata. È intricato, sfrontato, sincero, reale!” Book Snobs

Antenna-mood.



Sono nervosa, stamattina. Sarà perché sto recensendo un libro che mi sta profondamente sulle palle (eh no, non vi dico quale) di un autore che mi sta profondamente sulle palle, sarà che mi sono svegliata con un ciuffo della frangetta completamente all'insù in antenna-mood, sarà che mi sono alzata troppo tardi (alle nove. tardissimo) ma insomma, sono incazzata nera. Col mondo. Con l'antenna nella mia frangetta. Per la cronaca, sono ancora in pigiama e devo lavarmi i denti. Comunque. Ieri ho avuto il piacere di ascoltare i trentacinque minuti di intervento di Tavi Gevinson al festival degli scrittori di Melbourne. Ecco, Tavi è una di quelle persone per le quali nutro un'ammirazione incondizionata (e ha solo diciassette anni!). E' un genio, a mio parere, nonché una di quelle artiste a tutto tondo che non si sono mai montate la testa ed è davvero un piacere ascoltarla per trenta minuti perché è divertente, simpatica, poco truccata e ha una semplicissima camicia bianca. Adorabile, sul serio.




Inoltre, ieri sono andata all'ipermercato. Dite voi, checcefrega. Non lo so. Comunque, ho fatto incetta di Baiocchi e di agendine a un euro e novantanove (viste da lontano sono identiche alle Moleskine solo che non sono Moleskine ma chissenefrega che non sono Moleskine, no?). Una nera, una azzurra, una rosso corallo. Per un totale che si aggira intorno ai cinque euro - praticamente il prezzo di una ventina di pagine Moleskine strappate malamente e buttate in faccia, toh, ti faccio l'elemosina. Le code interminabili alla Feltrinelli per comprare un libro di John Cheever che ha già l'orecchietta sulla copertina. Fumare nell'area ristoro mentre tua sorella urla da qualche parte dentro il tuo cellulare ma almeno puoi stare tranquilla: stavolta non ce l'ha con te. Mi vai a vedere quanto costa la rosa di Swarovsky? Centoquarantanove euro, costa. Me l'ha detto la commessa, e poi mi ha squadrata con quella faccia da "ma dove l'hai comprato quel cappellino col pon-pon?" e io le ho detto "Guardi, non è per me, la rosa di Swarovsky. E' per mia sorella.". Figurarsi. Io li rompo, i soprammobili, figuriamoci se spendo un capitale per qualcosa che urterò col gomito il prima possibile. Ma poi, si scriverà proprio così, Swarovsky?

 Trascorrerò il Natale con Anna Karenina, ho deciso. Ci siederemo una di fronte all'altra e io le dirò: vuoi un tè?, e lei mi dirà: a mezzanotte?, e io le dirò: allora ti faccio un caffè. E guarderò la mini-processione con Gesù Bambino in ogni stanza della casa, e Tu scendi dalle stelle, e tutte quelle cose che si ripeterebbero identiche ogni anno se non fosse che ogni anno c'è qualche persona in meno. E l'anno prossimo, si spera, quella persona in meno sarò io. No, non voglio morire. Voglio andare a Dublino a bere birra al pub della stazione di Howth, la notte di Natale. Sempre meglio che Anna Karenina, con tutto il rispetto.
venerdì 20 dicembre 2013 | By: Unknown

Camomillacida.



Quand'ero ragazzina avevo un blog. Si chiamava Memorie di un angelo fallito ed era su Leonardo, quella piattaforma dalla grafica ospedaliera che credo abbia chiuso da un botto di tempo. Poi, Memorie divenne Gocce acide di camomilla e da lì B. e da lì B. among the little women, e nel frattempo ho pubblicato due libri e ho iniziato a firmarmi col mio nome e poi è nato Google+ che ha collegato tutti gli account di facebooktwitterinstagrameccetera e adesso tutti voi - quattro gatti - che state leggendo sapete che sono io, proprio io, Bianca Rita Cataldi. Fastidioso, no? Fastidioso non poter più pubblicare con la stessa libertà di quando avevo tredici anni e mi firmavo angelo_fallito, poi camomillacida. Era bello, prima. Pubblicare le foto più strane che trovavo in giro, le poesie più astruse, gli articoli più insensati che mi passavano per la tastiera. Adesso. Beh, ci devo pensare due volte. Adesso c'è una faccia, dietro il mio nome, ed è la mia. 

Pensavo a questo, stamattina. Al fatto che, mio malgrado, tema comunque il giudizio dei lettori. Perché dovrei? Perché dovrei comportarmi diversamente da quando mi firmavo camomillacida? Sono sempre io, in fondo. Cosa dovrebbe importarmi? Intanto scrivo. Ho iniziato due storie contemporaneamente e non so quale delle due portare avanti, così le porto avanti tutte e due e tagliamo la testa al toro. La prima è un racconto di viaggio sulla maternità, una sorta di On the road al femminile; la seconda è una specie di giallo-non giallo con una ragazza morta per errore (errore?) e un pizzico di Pretty little liars nobilitato da una sfumatura di Elephant (Gus Van Sant, d'u remember?). Nel dubbio, le scrivo entrambe. 

E poi c'è la tesi. e poi dovrei iniziare a scrivere anche la traduzione inglese dei post perché me l'hanno chiesto diversi lettori ma è che, insomma, non è che mi ingozzi. Okay, ve lo prometto, prima o poi internazionalizzerò B. among the little women. Per il momento voglio solo un caffè, anche se è l'ora di pranzo.

Penserò ad una mia personale wl per questo Natale (ma sapete che non ho ancora fatto l'albero?). E intanto mi riempio i capelli di fiocchetti di carta vellutata e noto che il mio smalto grigio sta arrivando a livelli inquietanti di corrosione ma pazienza, ce ne faremo una ragione. Se non ci leggiamo prima, buon natale. ma ci leggeremo.


sabato 14 dicembre 2013 | By: Unknown

Videorecensione: B. racconta Per dieci minuti di Chiara Gamberale



Questa volta, la vostra B. vi racconta "Per dieci minuti" di Chiara Gamberale. Come vedrete, non mi è piaciuto. E voi l'avete letto? Che ne pensate?

p.s. ricordatevi di iscrivervi al canale e di passare dalla mia pagina Facebook per scegliere il prossimo libro da videorecensire ;)
mercoledì 11 dicembre 2013 | By: Unknown

Barbie e il drago.



Sono tornata da Torino da una settimana e non ho ancora avuto il tempo di scrivere un post decente. Chiamasi "periodo degli esami". Tre esami, per l'esattezza. Ho versi latini che mi escono dalle orecchie anche se, devo ammetterlo, leggere Ovidio in lingua originale in metrica è qualcosa di raro e favoloso. Ora capisco perché l'Umanesimo (ma non solo) esaltava la letteratura classica: perché la leggeva in lingua. Noi, invece, siamo qui che ci arrabattiamo con le traduzioni d'autore, spesso troppo fantasiose (fatta eccezione per Canali che è il mio uomo) ed è come leggere Baudelaire in italiano: una merda.

Verrà il giorno in cui pubblicherò le foto di Torino che sono tante, e sono colorate, e sono magnifiche. We ruled.

Questa notte ho fatto un incubo terribile. C'era un drago che era una specie di principe travestito (da drago, non travestito e basta) che voleva sposarmi ma io non volevo. E poi ecco il cobra. Chiudevo la porta della stanza, addossavo i mobili contro la maniglia ma lui entrava lo stesso ed era lì che mi fissava sibilando "Guardami negli occhi, altrimenti non capirai". Che c'era da capire? Boh, mi sono svegliata. Poi mi sono addormentata di nuovo e ho sognato di giocare con la casa di Barbie. La coerenza dei miei sogni non fa una piega.

E verrà il giorno in cui ti insegnerò il latino. Mi metterò lì a inchiodarti in testa le declinazioni e le coniugazioni e i temi dei verbi e le perifrastiche. Perché anche tu devi poter leggere Ovidio. Entrargli dentro, nel cuore.


Videorecensione: B. racconta Acciaio di Silvia Avallone



Ecco a voi una nuova videorecensione. Questa volta vi parlo di Acciaio, il discusso romanzo di Silvia Avallone. Lasciatemi un vostro commento per raccontarmi la vostra in merito! andando sulla mia pagina Facebook potrete votare il libro che volete vedere videorecensito nella prossima settimana. Ah dimenticavo! Iscrivetevi al mio canale per seguire tutte le videorecensioni e la rubrica In my mailbox!
venerdì 6 dicembre 2013 | By: Unknown

Videorecensione: B. racconta Gli sdraiati di Michele Serra


Inizia con oggi una lunga serie di videorecensioni che pubblicherò il venerdì e il lunedì per la gioia di chi non ha voglia di leggere chilometri di recensione scritta. Mi scuso per la pessima qualità audio e video ma si tratta di uno dei miei primi esperimenti. Migliorerò col tempo. Il libro di oggi è Gli sdraiati di Michele Serra (Feltrinelli 2013). A lunedì con Acciaio di Silvia Avallone!
sabato 23 novembre 2013 | By: Unknown

Portati via - Racconto.

Da qui te ne devi andare, mettere gli anni in valigia e sparire, andare dove non possa trovarti né immaginarti né saperti. E farà male l'odore di te che non ci sarai, l'assenza del tuo dopobarba tra il corridoio e il bagno. E si tornerà al mio non saper cucinare, alla polvere sui mobili e al frastuono della televisione ma non importa, tu da qui te ne devi andare. Lasciami le chiavi, lasciami il cuore, lasciami me. Torna da lei che ti ha aspettato per tutto questo tempo, che ti ha condiviso, che si è tenuta te quando io non ti ho più saputo tenere. Tieni, questi sono i calzini che ho rammendato, queste le camicie che ho stirato e le cravatte che non ho mai saputo annodare. Portati via da qui. Ché la delusione non somiglia a un temporale né alla pioggia forte d'estate, ma scivola goccia a goccia raffreddandomi il cuore. Quando siamo venuti qui era autunno ed io ero la sola, al centro del tuo mondo fatto di carte e libri e taccuini fitti di scritte. Adesso sono sola, ancora, ma fuori da te. Sono qui che ti guardo e ti riguardo come fossi una figura intrappolata in una sfera di vetro, di quelle che se le capovolgi nevica. Nevica sulle tue spalle, su come ti ricordo, e tu sei così lontano e non posso toccarti. Quand'è stato che abbiamo costruito i nostri muri di plexiglas? Non riesco a capire. Mi hai mandata via mentre non guardavo. Mentre dormivo. E adesso è così tardi che sembra non ci sia mai stato un presto. Ci guardiamo senza poterci sfiorare né trovare, non più.
Portati via ché è già tardi e perderai il treno. E adesso esci dalla camera da letto con la stessa valigia che era con noi a Londra, a Parigi, a Dublino. Chissà se te la ricordi, quella foto accanto alla statua di Molly Malone, con Grafton Street che era un tripudio di colori e di gente e di voci e tu che guardavi me e non l'obiettivo.
"Ti ho lasciato le chiavi sul tavolo." dici, e il tuo non è un dire ma un fermarmi il tempo, congelandomi. Posso ancora farlo - tenerti - afferrarti un polso e dirti no, non partire, non importa, accetto lei, accetto te, azzeriamoci e ripartiamo da un'altra partenza. Ma è che non voglio. E' che sono qui che tanti anni mi hanno attraversato il cuore e non ho più niente da raccontare. Siamo finiti come finiscono i film e le canzoni, solo un po' più tardi.
"Vado, allora." sei indeciso e ti vedo come fossi sbiadito, una macchia d'acquerello su carta.
Un mio cenno d'assenso e sei fuori a rincorrerti la vita. E mi crollano i muri, i soffitti, tutta questa casa, tutto mi crolla nel cuore. Ma ci sono io, ancora. Tra le macerie, i "vado", i "non torno", ci sono io. E respiro ancora.

giovedì 14 novembre 2013 | By: Unknown

sad beautiful tragic.



E' una di quelle giornate da video musicali tamarri (questo, in particolar modo) e krapfen alla crema - sorvoliamo sull'esercitazione di linguistica generale di questo pomeriggio. Leggere Eugenides mi apre il cuore, sarà perché era troppo tempo che leggevo soltanto emergenti o sarà perché i libri, l'ho sempre pensato, ti chiamano quand'è il momento giusto. E questo è il momento delle vergini suicide, dei loro capelli biondi e i braccialetti tintinnanti, del sorriso smagliante di Trip e dell'odore di sigarette di Lux. Adoro le fotografie finto-vintage, quelle dai colori tenui e il bordo sfumato, bruciato quasi. E' uno dei motivi per i quali amo Il giardino delle vergini suicide, il bel film che Sofia Coppola ha tratto dal libro di Eugenides. E' un album di fotografie, la pellicola. Uno di quegli album che mi piacciono tanto.





C'è qualcosa di macabro e affascinante, nel romanzo come nel film. Credo si tratti dell'equilibrio precario tra innocenza e tensione erotica, infanzia ed età adulta. Sad beautiful tragic era il titolo di una splendida canzone di Taylor Swift ma è anche la triade perfetta per descrivere le sorelle Larson. E' inquietante, la freddezza calcolata delle loro azioni, così come lo è l'ironia affilata della voce narrante (nel libro). Credo esistano poche letture altrettanto affascinanti in modo così insolito e oserei dire morboso. Mi accingo a scriverne una recensione per Leggere a Colori: stay tuned. Intanto, mi accontento di divorare pagine e krapfen alla crema tra gli assi di variazione linguistica e la pioggia-sole di questi giorni. Mi sento stranamente felice. Di cosa, poi, non so dire.


p.s. Sto scrivendo pagine nuove. Molto nuove. Ho qualcosa come delle scosse che mi attraversano i capelli neanche fossero cavi elettrici. E' un buon segno, questo. E' il rumore che fa una storia quando spicca il volo.





martedì 12 novembre 2013 | By: Unknown

novembre.



Piove ininterrottamente da due giorni o forse tre. Gomitoli furiosi di capelli tra gli occhi e l'orlo blu del cappuccio. La tenda tirata sui tavolini del bar Ciaia. Sono tutti dentro accanto al bancone ma io voglio restare fuori, guardare la pioggia e farmi venire la cervicale. Mentre il ragazzo del bar mi porge la tazzina penso che quel brufolo accanto al suo naso sta diventando una bomba atomica e un po' mi viene da ridere e un po' mi dispiace. Bellezza incrinata. Piove e il caffè si raffredda mentre io sono qui che mi destreggio tra tramezzini troppo molli e sigarette e accendini e kindle - mangiare, fumare, bere, leggere - tutto contemporaneamente. Non conosco momenti morti. E ho così tanti libri da recensire che a breve saranno i libri a recensire me, e di me diranno: non vai bene, sei confusa, hai bisogno di editing. Non troverai spazio nel mercato editoriale. Ritenta. Dei novembre passati ricordo un freddo più freddo e le mie calze blu elettrico alla festa di San Trifone, il capretto con le patate e gli orecchini a un euro dalle bancarelle. I suoceri di mia sorella. I miei fidanzati. Quest'anno è stato diverso, con l'amico del Congo e il maglione nuovo di Marzia. Parlare in francese arrugginito tra il caos umano accanto al banco dello zucchero filato e ridere ai compleanni altrui mentre butto giù pezzi di torte troppo caloriche e chiedo a Marzia di sposarmi. Sono qui ma sono altrove. Vorrei essere altrove senza essere qui.

E vorrei abbracciarti attraverso i chilometri e il temporale, le parole e le strade. Arrivare a te coi capelli arruffati e un terribile dolore al collo. E dirti: ho attraversato la pioggia, per te.

giovedì 31 ottobre 2013 | By: Unknown

"Io sono il male" di Stella - Recensione.



Protagonista assoluto del romanzo di Stella è il Demonio, fermamente deciso a radicare il male nei cuori degli uomini e a conquistare le loro anime. La storia prende avvio in un hotel a Torino, dove una famiglia sta soggiornando in attesa del completamento dei lavori di ristrutturazione per la propria casa. E’ lì che il Diavolo si svela per la prima volta, uccidendo brutalmente la componente più giovane della famiglia, Caterina. Michael, suo padre, non riesce a rassegnarsi alla sua morte e vorrebbe portare avanti le indagini per conto proprio. Qualche tempo dopo, una coppia di coniugi viene massacrata dalla loro bambina, Sara, nella cui mente alberga il Demonio. La vita di Michael e quella della piccola s’incrociano durante la presentazione di un libro, quando l’uomo conosce Samantha, la zia scrittrice della bambina. Samantha e Michael, uniti dal dolore, cercheranno di carpire i segreti del Diavolo per braccarlo e vincere la lotta contro il Male, una lotta eterna nella quale saranno in molti a soccombere.

Il romanzo di Stella ha un grande pregio che consiste nel saper creare la giusta atmosfera, caratterizzata da tutte le sfumature della paura e dell’orrore. Il testo risulta “cinematografico” piuttosto che narrativo, costituendosi di una serie di fotogrammi a tinte forti che si rincorrono freneticamente nel corso delle pagine. L’autrice sa rendere in modo pregevole il senso dell’urgenza, della fretta, che scaturiscono dalla lotta e dall’inevitabile presenza del Male sulla Terra. Mi ritrovo costretta ad ammettere, tuttavia, che la storia non è particolarmente originale per via dei frequenti rimandi alla letteratura horror preesistente – Stephen King in primis – e, in generale, al repertorio cinematografico, prevalentemente americano, dell’incubo e del terrore. Di contro, ho trovato interessante la figura di Michael, padre e marito maledetto, costretto a convivere con il Male e a sperimentarlo in tutte le sue forme. Lui è l’unico in grado di lottare fino alla fine, l’unico che ha il coraggio di guardare negli occhi il Diavolo e di non abbassare lo sguardo. Pregevole è anche l’incrociarsi delle vite dei personaggi, il loro interagire all’interno della vicenda; in tal senso, avrebbe sicuramente contribuito alla buona riuscita del libro un maggiore approfondimento psicologico dei protagonisti. L’opera risulta, nel complesso, degna di lettura, benché sia consigliabile un lavoro di editing a causa della presenza di alcuni refusi, descrizioni talvolta dispersive e una certa confusione nei piani temporali (viene usato il passato remoto anche quando sarebbe necessario il trapassato per segnalare un’azione anteriore). Al di là di questi incidenti di percorso – giustificabili se si pensa che l’autrice è emergente – il romanzo costituisce una piacevole lettura, scorrevole e mai tediosa, dalla quale emerge la forte passione della scrittrice per l’immaginario orrorifico. Non a caso, Stella si muove attivamente nei blog e nei social networks per promuovere la diffusione di un genere letterario – l’horror classico – che non ha ancora trovato in Italia il riconoscimento che gli spetta.
venerdì 25 ottobre 2013 | By: Unknown

Dell'ascoltarsi.



Siamo ciò che scegliamo di essere. E' tutto qui, in questa frase. Siamo ciò che scegliamo di essere e dobbiamo regolarci di conseguenza. Possiamo scegliere di avere i capelli verdi, di uscire con indosso soltanto un body e niente pantaloni, di fumare di fronte ai nostri genitori. Dovremmo avere il coraggio di accettarci, di dire "okay, ho questo limite immenso e sì, cercherò di arginarlo, ma sono comunque io e vado bene lo stesso". E capire che è okay anche stare male, anche non mangiare per una settimana, perché siamo anche dolore e dobbiamo accettarlo. Il coraggio di ascoltarci, di captare tutte quelle sensazioni negative che avvertiamo e che sono campanelli d'allarme che nascondiamo tra un caffè al bar e un harmony a tre euro per fingere che vada tutto bene e andare avanti, ancora, sempre. Non va tutto bene, ma potrebbe. Potrebbe, se resto sola. Se per una volta riesco a trovare l'umiltà di dire "Bianca, hai sbagliato". Come quella volta in montagna, quando ho imboccato il sentiero fitness al posto di quello artistico e mi sono ritrovata davanti una spalliera conficcata tra gli alberi e mi sono detta "ehi torna indietro". E non perché il sentiero fitness fosse diverso da quello artistico, o più difficile, o non so cos'altro. E' che non era Bellezza. E allora mi sono voltata, ho risvoltato l'orlo dei pantaloni e sono tornata indietro. E sono ripartita.
giovedì 24 ottobre 2013 | By: Unknown

Snowqueen of Bari


She's mending a fairy tale 
Reading her heart 
(Ooh, a Deborah forever) 
That's a good motto 
For some jokeman's card 
 I'm on my knees, your majesty 
Snowqueen, save a cold kiss for me 

The Mamas & The Papas - Snowqueen Of Texas 


Non so com'è che mi sia venuta questa fissa per i The Mamas & The Papas. Principalmente, adoro la rotondetta dai capelli rossi: ha lo sguardo truce da cattiva delle fiabe ed è, al tempo stesso, simpatica. Sarà che io e le chiome fiammeggianti siamo ormai un duo indivisibile. Mi sembra inverno, anche se ieri sono riuscita a levarmi la giacca alle otto di sera. E' inverno nelle cose. Sono nel bel mezzo della burrasca eppure mi sento quasi serena. Credo sia l'immobilità dell'incertezza, il non sapere che fare né dove andare né, supponendo ci sia il dove, sapere con chi andare. Sono in attesa, un po' come la mia Emilia, e se nell'attesa mangio cupcakes pazienza, chissà che finalmente non metta su un grammo. C'è qualcuno, oltre la mia finestra, che miagola come un gatto e gatto non è. Siamo circondati da gente strana. Come su Facebook. No, non voglio farvi vedere che faccia ho in webcam né come muovo il naso quando sto per starnutire né l'accento barese col quale parlo. Accontentatevi del niente che avete. E' difficile che io desideri davvero guardare negli occhi una persona con la quale ho condiviso solo parole. Poi, bisogna vedere quali parole. Che cosa ho nascosto, negli spazi bianchi.



Quasi inverno e un silenzio dentro, come di neve. Oggi ho incontrato lei. Era bella, quasi l'avevo dimenticata. Tanto tempo nel mezzo e troppe parole - mie, e di nessun altro. Poi, il nulla o quasi. Non è difficile, offuscare nel cuore. Siamo affreschi che s'impolverano, volti su volti e il tempo a nascondere il bello. C'è da scegliere, poi. Se restaurare. O distruggere.


Ma per adesso ascolto l'autunno. Il rumore che fa quando calpesto le foglie. Penso ai giorni che verranno, alla mia presentazione a Torino, a Elisabetta che finalmente incontrerò e a tutte le foto che le scatterò mentre non guarda. Alle biblioteche dell'università, che sono troppe e hanno troppi nomi, troppi corridoi e io persa con la mia lista bibliografica, una tesi da buttare giù e qualche sogno nelle tasche (non tanti, giusto qualche caramella di "sì, ma dai, forse vorrei..."). E manchi. Non so perché, non so come, dio che palle, ma manchi. Tutto qui.

martedì 22 ottobre 2013 | By: Unknown

Il tempo delle epiphanies (ma avrei voluto le mele)



Me li ero immaginati diversi, i miei vent'anni. Liberi, me li ero immaginati. Con una me a forma di colomba, ali spiegate e tanto cielo da ingoiare con gli occhi. E invece. Invece sono qui che ventun anni sono andati già e ho festeggiato il mio compleanno a maggio piangendo sul cofanetto bompiani della Recherche e siamo tutti così soli che mi vengono i brividi sulla testa, se ci penso. Ho lasciato la direzione di Prudence. Era un bel progetto, era il mio progetto, ma evidentemente non sono in grado di impedire il chiacchiericcio whatzappiano mentre io non guardo. che tristezza. che delusione. Adios muchachos, parto per altri lidi e altre sponde. M'inventerò qualcos'altro, ho qualcosa come una vita davanti e un altro po' di cervello da spremere.

E poi c'è Facebook. E' arrivato il tempo di fare un bel log out che duri una settimana, un mese, per sempre. Dire ciao ciao per un bel po' a chi si è issato così in alto da poter giudicare te e la tua vita e tutti quei giorni che non hai potuto, né saputo, raccontare. Ed è un peccato perché si sarebbe potuto...se non...ma poi...massì. Pazienza. Tanti chilometri nel mentre e un bel silenzio a spianare le autostrade. 

Ho comprato un taccuino blu, stamattina, e l'ho fatto per i motivi sbagliati. Non che esista un motivo giusto per iniziare a scrivere qualcosa. Anche solo lo smettere di leggere per un secondo romanzi penosi autopubblicati sarebbe un buon motivo per scrivere. Per fare sudoku. Per limarsi le unghie dei piedi.

Ascoltare canzoni anni '60 e Sing for your supper, ingoiare tonnellate di sciroppo per gli anticorpi e chiedersi: ma poi, 'sti anticorpi, me li sarò giocati a dadi in un giorno in cui dormivo? Le tonsille costantemente infiammate. La testa. Il dolore. Com'è che stasera mi fa male il fianco? sono un acciacco che cammina, e tutti questi libri da leggere e forse non mi va più, di leggere. Forse me ne frego delle vostre pagine, delle mie recensioni, del mio blog, del mio magazine che poi ho mollato a qualcun altro perché non ho avuto il coraggio di armarmi, farmi forza e urlare vattene a cagare, tu con tutti gli altri, e sognatelo che rimango qui a darti consigli, contatti, giorni della mia vita. Buona fortuna. Ma anche no.

E poi l'amore. L'amore. dio, quanto odio l'amore. Lasciarsi. Riprendersi. Rilasciarsi. Massì mannò maddai. Mi è diventato ottobre dentro al cuore. Halloween. Quest'anno festeggio a casa mia, io con le mie zucche da balcone, una sigaretta a pendolo e forse non dovrei indossare scarpe da ginnastica per tutto il giorno perché poi, sai, cioè. 

Vorrei smetterla con le domande perché poi mi rispondo e le risposte non mi piacciono mai. Mi vengono da qualche posto sconosciuto dentro di me e non voglio guardarle in faccia, mai. Sono lì, pronte a capovolgermi la vita, rovesciarmi numeratore e denominatore come la potenza negativa delle frazioni. E sono stanca di leggere racconti, di riconoscermi, di commuovermi, piangere come una fontana solo perché per una volta ti ho letto e ho pensato "eccomi, sono tornata a casa". Che tristezza. Dover aspettare gli altri per sentirsi così. Io mi ci volevo sentire nel mio corpo, a casa. Senza nessun altro. Avrei voluto che gli altri arrivassero dopo, quasi per caso, sennò chissenefrega. E invece. 

Mi faccio sconvolgere la vita dalle cose piccole. Dalle cose lontane. Suonami, sveglia. Suonami la testa e chissà non cambi il mondo. O forse no.

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lunedì 21 ottobre 2013 | By: Unknown

L'amore che brilla dentro - un omaggio di Rossella Sicilia a Waiting Room


Da Waiting Room di Bianca Rita Cataldi:
"Tu non diventare come me.
Non perdere mai i treni sui quali lui viaggerà, non dimenticare i nomi dei luoghi in cui andrà a vivere e disegna sotto i tuoi piedi la strada per raggiungerli.
Non essere orgogliosa, puntigliosa, insolente, non essere niente di ciò di cui potresti pentirti, un giorno.
Non essere quello che io sono stata...
E se finirà, potrai sempre dire di aver dato tutto.
E non ci saranno "se" e "ma" a gravare sulle tue spalle.
Non ci saranno sale d'attesa nelle quali consumare il rimpianto, e giorni dell'abbandono da smaltire un po' per volta nella luce fioca dei tuoi ultimi anni.
Non lasciare che la notte ti disegni le dita dentro le scarpe, che cammini al tuo posto su strade che non vorresti percorrere, e non lasciarti vivere.
Viviti, piuttosto, viviti tutta fino al fondo di te.
E allora non ci saranno muri bianchi, né porte lasciate socchiuse a far passare gli spifferi.
Sii l'amore che ti brilla dentro.."

Grazie di cuore, Rossella.
domenica 13 ottobre 2013 | By: Unknown

B. intervista la scrittrice Linda Bertasi

Buona domenica, miei cari. Oggi voglio presentarvi una delle mie autrici preferite in assoluto: Linda Bertasi, autrice de "Il rifugio", "Destino di un amore" e "Il profumo del Sud" (la mia recensione qui). Vi ricordo che, prossimamente, Ilaria Amoroso, redattrice di Prudence, la intervisterà per il nostro magazine. Chiaramente, si tratterà di argomenti diversi quindi...continuate a seguirci :)




Ciao Linda e benvenuta nel mio blog! Ti va di parlarci un po’ di te? 

 Ciao Bianca e grazie a te per l’invito. Sono una moglie e una mamma, una lettrice instancabile, appassionata di storia inglese. Molti mi definiscono ‘una donna d’altri tempi’, forse per il mio amore per il XVI e XVIII secolo. Mi piace viaggiare, quando ne ho l’occasione, e mi diletto in video-maker quando il tempo e la mia bimba me lo consentono.

 Da dove nasce la tua passione per la Storia? Riesci a ricordare il periodo della tua vita nel quale hai capito che la ricerca e la scrittura erano la tua vocazione? 

 Credo che questa sia una passione insita in me dalla nascita, non ricordo un particolare ‘inizio’. Fin da piccola amavo visitare rocche e castelli figurandomi come la ‘principessa’ in trappola. Fantasticavo tra merletti e torri, mi immaginavo le damigelle scendere dalle imponenti scalinate. Ho sempre amato tutto quello che è antico, dalle crinoline al ricamo. Iniziai a vedere il primo film in costume con la nonna e poi mi regalarono “Orgoglio e pregiudizio” per il mio dodicesimo compleanno. Conservo ancora quell’edizione, le pagine erano intervallate da immagini a colori. E’ iniziata così la mia passione.

 Pensavo ad Anita e Justin, i protagonisti del tuo ultimo romanzo Il profumo del Sud. Ti va di raccontarci il percorso che ti ha portato a creare questi due meravigliosi personaggi? 

 In realtà i personaggi sono venuti da sé, nella mia mente all’inizio c’era solo Anita. Volevo raccontare la storia di una donna che lasciava la sicurezza e l’agio per avventurarsi oltre confine e sfidare i propri limiti e le proprie convinzioni. E poi su quella nave, mentre Anita osservava le onde in una notte stellata, è comparso lui, Justin Henderson. Me ne sono innamorata seduta stante e lo stesso ha fatto Anita. Ho voluto raccontare la storia di un grande amore sbocciato tra due personaggi apparentemente agli antipodi, libertino lui, timorata lei. Due personaggi che sotto la scorza dell’apparenza sono molto più simili di quanto pensiamo.

 Se dovessi scegliere tre aggettivi per descrivere Il profumo del Sud quali sarebbero? 

 Questa è una bella domanda! Forse userei: intenso, imprevedibile e realistico.

 Ricordi qual è stato il tuo primissimo tentativo di scrittura? Era una poesia, un racconto o già un accenno di romanzo?

 Il primo tentativo fu senza dubbio una poesia, iniziai con quelle quando ero bambina. Ma erano sporadici schizzi di una ragazzina sul suo diario segreto. Il primo serio tentativo di scrittura invece è un romanzo di 400 pagine che ancora conservo, dal titolo “La collina incantata”. Un romanzo storico da cui non mi separerò mai.

 Ti trovi bene nella famiglia Butterfly? Consiglieresti ad altri autori questa casa editrice? 

 Non mi trovo bene, mi sento a casa! Mi sento davvero parte di una grande famiglia e il rapporto che ho instaurato con alcune autrici, te compresa, è qualcosa di unico e meraviglioso per me. Argeta non è solo una direttrice editoriale, ma un’amica con cui confidarsi e chiedere consigli. Ricordo ancora il giorno in cui la incontrai per la prima volta. Porterò con me quel momento per sempre. La Butterfly è una casa editrice che, mi auguro, farà tanta strada. E’ dinamica, intraprendente, difende i suoi autori, li accompagna in ogni passaggio e soprattutto fa promozione seria e reale. Non sono solo delle promesse un foglio stampato. Personalmente la consiglierei a chiunque e spero che qualche lettore all’ascolto segua il mio consiglio.

 Gestisci da tempo un meraviglioso blog nel quale ti occupi di recensioni, interviste e moltissimo altro. Secondo te, Internet può costituire un’occasione di conoscenza, interazione sociale e arricchimento culturale? 

 Secondo il mio punto di vista e la mia personale esperienza, sì. Quando ho aperto il blog non mi aspettavo un così colorito numero di richieste e neppure i rapporti che si sono instaurati con gli intervistati. La conoscenza va oltre l’intervista pubblica. Ho avuto l’occasione di stringere rapporti intensi con tanti emergenti come me e non rinuncerei a quei rapporti per niente al mondo. Chi rifiuta queste amicizie e, soprattutto, chi non legge emergenti non sa cosa si perde e quanto arricchirebbe il suo mondo! Non dobbiamo fossilizzarci solo sulle letture di ‘big’, soprattutto se siamo emergenti! Voglio dire: noi scriviamo libri e vogliamo che qualcuno ci legga e ci conosca, ma se dall’altra parte ci fosse una persona che ama solo i romanzi dei cosidetti ‘famosi’ che fine farebbe il nostro scritto? Noi per primi dobbiamo dare il buon esempio e allargare i nostri orizzonti, ottenendo un bagaglio sempre più ricco di nuove ed entusiasmanti esperienze.

 Sino ad oggi hai intervistato per il tuo blog moltissimi autori. Qual è lo scrittore che ancora non ha ricevuto le tue domande e che vorresti intervistare? 

 Sicuramente un’autrice che non vedo l’ora di intervistare è Ilaria Goffredo. Stimo molto questa scrittrice, non a caso la porto sempre con me sulla fascetta pubblicitaria del mio libro. E presto leggerò anche il suo “Tregua nell’ambra”. Ma c’è una persona che ho già intervistato, recensito e che non smetterei mai di omaggiare ed è la mia amica e collega Laura Bellini. 

Nuovi progetti per il futuro? Ti va di parlarne con noi?

 Sto lavorando al mio quarto romanzo, il mio primo fantasy e sono molto soddisfatta per il momento. In attesa c’è qualche altro progetto ma per ora è ‘top-secret’!

 Grazie infinite per la tua disponibilità! Sono davvero orgogliosa di averti ospitata nel mio piccolo spazio personale. In bocca al lupo per tutto, Linda! 

 Sono io l’orgogliosa di annoverarti tra i miei amici e colleghi. Sei una persona meravigliosa Bianca e una grande scrittrice, ma questo già lo sai!


Linda Bertasi nasce nel 1978, frequenta l’istituto tecnico a Ferrara dove si diploma in indirizzo informatico. Appassionata di storia, sviluppa sin dall’infanzia una predisposizione per le materie umanistiche. Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo “Destino di un amore” e nel 2011 “Il rifugio” secondo classificato al XXIII premio letterario ‘Valle Senio’ 2012. “Il profumo del sud” è il suo terzo romanzo.

sito web: http://nuke.lindabertasi.it/
blog: http://lindabertasi.blogspot.it/
venerdì 11 ottobre 2013 | By: Unknown

Il pane coi semi di papavero.



Amo il pane coi semi di papavero. Forse è l'unico tipo di pane al mondo che mi piace davvero. Mi premio così, oggi, col pane, dopo aver chiuso in bellezza la mia settimana degli esami d'ottobre. Dopo latino, dopo italiano ma, soprattutto, dopo la sfacchinata del compimento medio di pianoforte in conservatorio (per compimento medio s'intendono i due giorni d'esame che prevedono l'esecuzione di un programma allucinante, scale, prima vista e tesina teorica). Insomma, sono distrutta ma ho preso otto, un bellissimo e rotondissimo otto che mi appiccicherei allegramente in fronte come una stellina di carta e sono contenta e incredibilmente soddisfatta di me. Direte che non è poi questo gran voto ma per me significa tantissimo. Significa l'essere riuscita ad aprire il pianoforte dopo un periodo buio nel quale l'avrei allegramente sfasciato per farne legna da caminetto e significa l'aver dato una soddisfazione a una professoressa che ha dato davvero l'anima per me e che ci ha creduto fino in fondo. Pianisticamente parlando sono una capra, sappiatelo, e l'otto era davvero il massimo al quale potessi aspirare e sono...uau, terribilmente contenta. Qualcosa tipo il poster di Mafalda con la scritta "viva me".



E poi bevo l'english breakfast. L'english breakfast, nel mio personalissimo dizionario sentimentale, significa da sempre "Sergio". Mi ricorda i primissimi tempi, quand'era inverno e preparavamo il tè alle sette, prima che io prendessi il treno. Sono passati due anni, da quei primi tempi, e lui ha la patente e io non mi ritiro più con le galline ma è bello versare il latte nel tè e pensare che siamo ancora qui, giorno dopo giorno. Come stamattina, mentre aspettavo il voto di pianoforte in piedi nel corridoio e l'ho visto arrivare con quella maglietta nera a maniche corte quasi fossimo tornati indietro nel tempo, all'esame di armonia di due anni fa, a quando ancora non stavamo insieme. La stessa maglietta, o una molto simile. Il corridoio del conservatorio. Si può avere nostalgia di chi non è ancora andato via?

p.s. vi lascio con una delle mie canzoni preferite nonché "la canzone degli esami" per eccellenza. Mi ha dato la carica per tutta questa settimana d'inferno e non dimentichiamo che è anche nella colonna sonora del meraviglioso "Noi siamo infinito". Insomma, l'adoro.

martedì 8 ottobre 2013 | By: Unknown

Piovere dentro.


Buonasera questa sera che è tardi per le buonesere ma è che sono così stanca che potrei implodere entro i prossimi sette secondi. Iniziate a contare mentre vado a farmi una doccia che mi spenga definitivamente il cervello. E' che gli esami di letteratura italiana distruggono i neuroni come droga, e non fanno neanche viaggiare.
lunedì 7 ottobre 2013 | By: Unknown

"I colori che ho dentro" di Nadia Boccacci - Recensione.



Oggi vi segnalo un romanzo che mi ha colpito moltissimo per sensibilità e originalità della tecnica narrativa. Si tratta di I colori che ho dentro, la nuova opera letteraria della già bravissima Nadia Boccacci (avete letto il suo In viaggio con te? Fatelo: ne vale veramente la pena).


Il romanzo si apre su un colore: il grigio. E' il colore della relazione tra Gemma e Marco, una relazione piena di chiaroscuri, ombre che s'infilano tra di loro e parole negate. Gemma ama il suo ragazzo con tutte le sue forze eppure, dentro di lei, sa perfettamente che questo amore la sta distruggendo. Marco la tradisce pur continuando a ripetere di amarla: si può davvero amare qualcuno che riusciamo a sostituire così facilmente, anche solo per qualche ora? Al grigio si rincorrono il blu della disperazione, delle lacrime sul divano di casa, e il nero del cielo di notte, del silenzio dopo la rottura con Marco. Eppure, la vita di Gemma non è fatta solo di toni cupi: ci sono anche il rosso di un nuovo amore e il giallo del ricordo di tata Armida, la vicina di casa che si prendeva cura di lei quand'era bambina e sua madre era già andata via di casa. Lei, Armida, è stata la madre che Gemma non ha mai avuto, perché la donna che l'ha messa al mondo ha preferito abbandonarla, seguire un altro uomo e mettere al mondo un altro figlio. Gemma riuscirà a perdonarla e a schiarire il nero cupo del rancore che le riempie il cuore?

I colori che ho dentro è un romanzo coloratissimo e vivo in tutti i sensi. La vita non è fatta solamente di sfumature calde, di gialli e rossi e arancioni, ma anche di blu, di nero, di tutto ciò che vorremmo ignorare per sopravvivere. La vita è vita da qualunque punto la si osservi. E' questo che Nadia vuole trasmetterci: il senso dell'amore per la nostra esistenza a prescindere dalla direzione che ha imboccato e dalla quantità di dolore che ci tocca affrontare per proseguire il nostro cammino e uscirne vincitori. La tavolozza dei colori di Gemma, inoltre, è anche la cartina di Tornasole dei suoi affetti, delle persone che hanno lasciato un tocco di vita nei suoi giorni, la loro firma nel cuore. Viversi tutta, fino alla fine: è questo l'insegnamento che Gemma apprenderà attraversando queste pagine. Quando avrete chiuso il libro, non potrete che pensare ai vostri colori, alla vostra tavolozza personale, e vedrete quanto di Gemma, della sua dolcezza, della sua fragilità è rimasto in voi. Un romanzo unico nel suo genere, delicato e lieve, ricco di tutte le sfumature che ognuno di noi, inevitabilmente, deve attraversare per potersi dire vivo.

sabato 5 ottobre 2013 | By: Unknown

"Predestinati" di Roberta Mura - Recensione.




Elisabeth, studentessa al quarto anno di ragioneria, è una ragazza simpatica e vivace, circondata da amiche che adora e dalle quali è riamata. La scuola è appena finita, la sua amica Viola si è trasferita a due passi da casa sua e non dovrebbe mancarle nulla per essere felice, eppure sente che c'è qualcosa che non va. Perseguitata da strani incubi, si sveglia al mattino con un inquietante senso di soffocamento. Anche Chiara, la sua migliore amica, sente che qualcosa di terribile sta per accadere.
E poi c'è Chris, giovane e affascinante vampiro che ha appena rintracciato la sua famiglia grazie all'aiuto d Gabriel, un bambino dai poteri molto speciali. Chris sa che lui ed Elisabeth sono i Predestinati, ovvero coloro che, col potere dell'amore, potranno sconfiggere Demetrio, crudele vampiro assetato di potere. Resta solo una cosa da fare: avvicinarsi ad Elisabeth, raccontarle la verità ed entrare nella sua vita sperando di non distruggerla per sempre.

Non lasciatevi ingannare dalla trama: non è il solito romanzo vampiresco. E' un libro genuino, italiano al 100%, pervaso in ogni pagina da un'innocenza e da una dolcezza fuori dal comune. Roberta Mura ha una scrittura delicatissima e pur tuttavia ricca di forza e vigore quando la vicenda lo richiede. I personaggi sono perfettamente inquadrati nel contesto e "tridimensionali" nelle loro debolezze, gioie, dolori, speranze. Persino il personaggio di Demetrio, il "nemico numero uno", riesce a suscitare la compassione del lettore nel momento in cui si scopre del suo rapporto con la madre. "Predestinati" è un romanzo che necessita sicuramente di un lavoro di editing - quale libro di un autore emergente non ne ha bisogno? - ma è un'opera pura e sincera, giovane nella sua freschezza, e merita sicuramente tutta la nostra attenzione.