Siri Tollerod per Vogue Italia |
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Servizi editoriali
Oltre a scrivere sciocchezze su questo blog, ho anche un lavoro serio. Se avete scritto un libro oppure lo state ancora scrivendo, se avete soltanto un'idea, se avete già pubblicato ma non siete convinti del vostro lavoro... ecco i miei servizi editoriali. QUI potrete trovare tutte le info e i prezzi, nonché il mio CV, una galleria delle cover dei libri che ho curato e le recensioni dei clienti.
OFFERTA DEL MOMENTO: Lettura inediti con scheda di valutazione al 15% di sconto con consegna entro 6 giorni lavorativi
#SummerChallenge 2016
Partecipate anche voi alla Summer Challenge 2016! 45 sfide, 45 modi insoliti e divertenti di trascorrere l'estate. QUI trovate l'elenco delle sfide. Per partecipare è sufficiente stampare la lista e attenersi alle regole. Se volete condividere con me i risultati della vostra challenge, taggatemi su qualunque social vogliate aggiungendo #SummerChallenge. In bocca al lupo! :)
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Sehnsucht, Deborah Turbeville and something else
Deborah Turbeville, Vogue Italia 1982 |
Deborah Turbeville, Vogue Italia aprile 1997 |
Novità Edizioni Anordest - dicembre 2013.
Melody non è come gli altri bambini. Non può camminare, né parlare, ma ha una formidabile memoria fotografica; si ricorda ogni minimo dettaglio di tutto ciò che vive. È più intelligente della maggior parte degli adulti che provano a curarla e più intelligente dei suoi compagni di scuola. La maggior parte del tempo, però, Melody si sente come un uccellino in gabbia; è in grado di osservare il mondo intorno, ma non riesce ad interagire con esso. Sono tante le parole e i sentimenti che si accumulano e restano intrappolati dentro di lei. Ma Melody si rifiuta di essere definita cerebralmente paralizzata. Ed è determinata a farlo sapere a tutti… in qualche modo. L’autrice conosce bene l’argomento in quanto anche sua figlia Wendy è paralizzata cerebralmente. E anche se Melody non è Wendy, la veridicità della storia è lampante. Raccontato dalla voce di Melody, questo romanzo commovente da subito fa risaltare la sua intelligenza e la sua determinazione a superare quegli ostacoli che paiono insormontabili.
SHARON M. DRAPER è due volte vincitrice del Premio Coretta Scott King dato dall’Associazione Librai Americani. Vive a Cincinnati, Ohio, è una popolare relatrice di orientamento educativo per gruppi letterari nazionali e internazionali.
Bliss Edwards ha ventidue anni e le manca solo un semestre per finire il college. È intelligente e carina, ma tremendamente timida e insicura. Questa sua insicurezza la rende goffa e in particolare con i ragazzi non sa davvero come comportarsi. In più c’è un problema: è l’unica tra le sue amiche ad essere ancora vergine. Anzi, per lei non è esattamente un problema, però quando lo confessa a Kelsey, la sua migliore amica, questa non le lascia scelta: la situazione dev’essere risolta a tutti i costi. E il modo più veloce e semplice per perdere la verginità è l’avventura di una notte. Ma il suo piano si rivela tutt’altro che semplice. Quella sera Bliss incontra Garrick, un ragazzo stupendo con cui scatta subito una forte attrazione, ma arrivata al dunque, Bliss scappa via con una scusa a dir poco strampalata. Come se la cosa non fosse stata già abbastanza imbarazzante, il giorno dopo, a lezione, scopre che in realtà Garrick è Mr. Taylor, il suo nuovo professore di teatro… Una spassosa commedia romantica, brillante e carica di ironia e sensualità. Cora Carmack ha dichiarato di divertirsi a calare i protagonisti dei suoi romanzi in situazioni imbarazzanti per vedere come riusciranno a districarsi e, più che altro, ad uscirne. È proprio quello che ha fatto con la povera Bliss...
CORA CARMACK è una scrittrice ventenne che ama scrivere di personaggi ventenni. Nella vita ha fatto ogni genere di lavoro: divertente, come lavorare in un teatro; stressante, come insegnare; e il lavoro dei sogni, scrivere. Ama il teatro, viaggiare e qualsiasi cosa in grado di farla ridere. Losing It è il suo primo romanzo, nato come opera di self-pubishing, in pochissimo tempo si è conquistato uno straordinario successo affermandosi come New York Times e USA Today Bestseller, inoltre l’autrice, se pur giovanissima, è annoverata tra le più affermate scrittrici di New Adult.
Recensione di In fuga di Kevin Hearne
Novità Leggereditore - dicembre/gennaio 2013.
Per quasi due anni, il fidanzato di Kiera, Denny, è stato tutto quello che lei ha sempre desiderato: amorevole, tenero, completamente dedito a lei. Quando si trasferiscono in una nuova città per iniziare la loro vita insieme e per seguire il lavoro di Denny, tutto sembra perfetto, persino il coinquilino con cui dividono la casa: una rock star locale, Kellan Kyle. Ma poi un imprevisto trasferimento di Denny a Tucson costringe la coppia felice a separarsi. Sentendosi sola, confusa e bisognosa di conforto, Kiera trova una spalla su cui piangere in Kellan. Dietro la sua facciata di bello e impossibile, scopre l'animo sensibile di un ragazzo con un passato complicato alle spalle e così, pian piano, quella che era nata come una semplice amicizia si trasformerà in qualcosa di più profondo, qualcosa che costringerà Kiera a scegliere tra passione e sicurezza, amore e affetto, certezza e ignoto. Una notte tutto cambierà, e nessuno di loro sarà più lo stesso…
S.C. Stephens è un’autrice che ama trascorrere ogni suo momento libero dedicandosi alla scrittura di storie piene di romanticismo. Il frutto proibito è il suo primo romanzo, un esordio di straordinario successo, che è stato seguito da altri due titoli per comporre la trilogia Thoughtless.
L’affascinante agente dell’fbi Marty Mathews ha sempre saputo dei piaceri segreti delle donne che prendono parte agli incontri del Club, dove il corpo femminile è venerato e non c’è limite alla soddisfazione del desiderio. Ma c’è un uomo che fa parte di questo mondo e che ossessiona i suoi sogni da anni: Khalid el Hamid-Mustafa. Peccato che le sia stato assegnato il compito di pedinarlo, rendendolo completamente off limits per lei. Fino a quando Khalid non è considerato ‘pulito’ e Marty può finalmente avvicinarlo… Lei non sa di essere l’unica donna che Khalid brama ferocemente, ma anche l’unica che lui non può concedersi. Il suo passato lo perseguita, il pericolo è dietro ogni angolo, e se vuole proteggerla deve stare lontano da lei. Ma il desiderio che prova è così potente che quando Marty sarà sua, farà qualsiasi cosa per tenerla con sé. Nel suo letto e tra le sue braccia.
Lora Leigh è una grande sognatrice, sempre assorta nei suoi pensieri, intenta a immaginare le prossime avventure dei personaggi che affollano gli oltre trenta libri ormai al suo attivo. Con i suoi romanzi erotici ha conquistato migliaia di lettrici, collocandosi al top delle classifiche negli Stati Uniti. La sua voce vi condurrà in un universo di erotismo ad altissime temperature, dove il sesso è anche conoscenza di sé e dell’altro. Per Leggereditore ha pubblicato Il fuoco della tentazione, Istinto animale (serie Breeds), Ménage proibito, Piacere malizioso, Sottomessa e Un solo piacere (serie Bound Hearts).
Antenna-mood.
Sono nervosa, stamattina. Sarà perché sto recensendo un libro che mi sta profondamente sulle palle (eh no, non vi dico quale) di un autore che mi sta profondamente sulle palle, sarà che mi sono svegliata con un ciuffo della frangetta completamente all'insù in antenna-mood, sarà che mi sono alzata troppo tardi (alle nove. tardissimo) ma insomma, sono incazzata nera. Col mondo. Con l'antenna nella mia frangetta. Per la cronaca, sono ancora in pigiama e devo lavarmi i denti. Comunque. Ieri ho avuto il piacere di ascoltare i trentacinque minuti di intervento di Tavi Gevinson al festival degli scrittori di Melbourne. Ecco, Tavi è una di quelle persone per le quali nutro un'ammirazione incondizionata (e ha solo diciassette anni!). E' un genio, a mio parere, nonché una di quelle artiste a tutto tondo che non si sono mai montate la testa ed è davvero un piacere ascoltarla per trenta minuti perché è divertente, simpatica, poco truccata e ha una semplicissima camicia bianca. Adorabile, sul serio.
Camomillacida.
Videorecensione: B. racconta Per dieci minuti di Chiara Gamberale
Barbie e il drago.
Sono tornata da Torino da una settimana e non ho ancora avuto il tempo di scrivere un post decente. Chiamasi "periodo degli esami". Tre esami, per l'esattezza. Ho versi latini che mi escono dalle orecchie anche se, devo ammetterlo, leggere Ovidio in lingua originale in metrica è qualcosa di raro e favoloso. Ora capisco perché l'Umanesimo (ma non solo) esaltava la letteratura classica: perché la leggeva in lingua. Noi, invece, siamo qui che ci arrabattiamo con le traduzioni d'autore, spesso troppo fantasiose (fatta eccezione per Canali che è il mio uomo) ed è come leggere Baudelaire in italiano: una merda.
Verrà il giorno in cui pubblicherò le foto di Torino che sono tante, e sono colorate, e sono magnifiche. We ruled.
Questa notte ho fatto un incubo terribile. C'era un drago che era una specie di principe travestito (da drago, non travestito e basta) che voleva sposarmi ma io non volevo. E poi ecco il cobra. Chiudevo la porta della stanza, addossavo i mobili contro la maniglia ma lui entrava lo stesso ed era lì che mi fissava sibilando "Guardami negli occhi, altrimenti non capirai". Che c'era da capire? Boh, mi sono svegliata. Poi mi sono addormentata di nuovo e ho sognato di giocare con la casa di Barbie. La coerenza dei miei sogni non fa una piega.
E verrà il giorno in cui ti insegnerò il latino. Mi metterò lì a inchiodarti in testa le declinazioni e le coniugazioni e i temi dei verbi e le perifrastiche. Perché anche tu devi poter leggere Ovidio. Entrargli dentro, nel cuore.
Videorecensione: B. racconta Acciaio di Silvia Avallone
Videorecensione: B. racconta Gli sdraiati di Michele Serra
Inizia con oggi una lunga serie di videorecensioni che pubblicherò il venerdì e il lunedì per la gioia di chi non ha voglia di leggere chilometri di recensione scritta. Mi scuso per la pessima qualità audio e video ma si tratta di uno dei miei primi esperimenti. Migliorerò col tempo. Il libro di oggi è Gli sdraiati di Michele Serra (Feltrinelli 2013). A lunedì con Acciaio di Silvia Avallone!
Portati via - Racconto.
Da qui te ne devi andare, mettere gli anni in valigia e sparire, andare dove non possa trovarti né immaginarti né saperti. E farà male l'odore di te che non ci sarai, l'assenza del tuo dopobarba tra il corridoio e il bagno. E si tornerà al mio non saper cucinare, alla polvere sui mobili e al frastuono della televisione ma non importa, tu da qui te ne devi andare. Lasciami le chiavi, lasciami il cuore, lasciami me. Torna da lei che ti ha aspettato per tutto questo tempo, che ti ha condiviso, che si è tenuta te quando io non ti ho più saputo tenere. Tieni, questi sono i calzini che ho rammendato, queste le camicie che ho stirato e le cravatte che non ho mai saputo annodare. Portati via da qui. Ché la delusione non somiglia a un temporale né alla pioggia forte d'estate, ma scivola goccia a goccia raffreddandomi il cuore. Quando siamo venuti qui era autunno ed io ero la sola, al centro del tuo mondo fatto di carte e libri e taccuini fitti di scritte. Adesso sono sola, ancora, ma fuori da te. Sono qui che ti guardo e ti riguardo come fossi una figura intrappolata in una sfera di vetro, di quelle che se le capovolgi nevica. Nevica sulle tue spalle, su come ti ricordo, e tu sei così lontano e non posso toccarti. Quand'è stato che abbiamo costruito i nostri muri di plexiglas? Non riesco a capire. Mi hai mandata via mentre non guardavo. Mentre dormivo. E adesso è così tardi che sembra non ci sia mai stato un presto. Ci guardiamo senza poterci sfiorare né trovare, non più.
Portati via ché è già tardi e perderai il treno. E adesso esci dalla camera da letto con la stessa valigia che era con noi a Londra, a Parigi, a Dublino. Chissà se te la ricordi, quella foto accanto alla statua di Molly Malone, con Grafton Street che era un tripudio di colori e di gente e di voci e tu che guardavi me e non l'obiettivo.
"Ti ho lasciato le chiavi sul tavolo." dici, e il tuo non è un dire ma un fermarmi il tempo, congelandomi. Posso ancora farlo - tenerti - afferrarti un polso e dirti no, non partire, non importa, accetto lei, accetto te, azzeriamoci e ripartiamo da un'altra partenza. Ma è che non voglio. E' che sono qui che tanti anni mi hanno attraversato il cuore e non ho più niente da raccontare. Siamo finiti come finiscono i film e le canzoni, solo un po' più tardi.
"Vado, allora." sei indeciso e ti vedo come fossi sbiadito, una macchia d'acquerello su carta.
Un mio cenno d'assenso e sei fuori a rincorrerti la vita. E mi crollano i muri, i soffitti, tutta questa casa, tutto mi crolla nel cuore. Ma ci sono io, ancora. Tra le macerie, i "vado", i "non torno", ci sono io. E respiro ancora.
sad beautiful tragic.
E' una di quelle giornate da video musicali tamarri (questo, in particolar modo) e krapfen alla crema - sorvoliamo sull'esercitazione di linguistica generale di questo pomeriggio. Leggere Eugenides mi apre il cuore, sarà perché era troppo tempo che leggevo soltanto emergenti o sarà perché i libri, l'ho sempre pensato, ti chiamano quand'è il momento giusto. E questo è il momento delle vergini suicide, dei loro capelli biondi e i braccialetti tintinnanti, del sorriso smagliante di Trip e dell'odore di sigarette di Lux. Adoro le fotografie finto-vintage, quelle dai colori tenui e il bordo sfumato, bruciato quasi. E' uno dei motivi per i quali amo Il giardino delle vergini suicide, il bel film che Sofia Coppola ha tratto dal libro di Eugenides. E' un album di fotografie, la pellicola. Uno di quegli album che mi piacciono tanto.
C'è qualcosa di macabro e affascinante, nel romanzo come nel film. Credo si tratti dell'equilibrio precario tra innocenza e tensione erotica, infanzia ed età adulta. Sad beautiful tragic era il titolo di una splendida canzone di Taylor Swift ma è anche la triade perfetta per descrivere le sorelle Larson. E' inquietante, la freddezza calcolata delle loro azioni, così come lo è l'ironia affilata della voce narrante (nel libro). Credo esistano poche letture altrettanto affascinanti in modo così insolito e oserei dire morboso. Mi accingo a scriverne una recensione per Leggere a Colori: stay tuned. Intanto, mi accontento di divorare pagine e krapfen alla crema tra gli assi di variazione linguistica e la pioggia-sole di questi giorni. Mi sento stranamente felice. Di cosa, poi, non so dire.
novembre.
Piove ininterrottamente da due giorni o forse tre. Gomitoli furiosi di capelli tra gli occhi e l'orlo blu del cappuccio. La tenda tirata sui tavolini del bar Ciaia. Sono tutti dentro accanto al bancone ma io voglio restare fuori, guardare la pioggia e farmi venire la cervicale. Mentre il ragazzo del bar mi porge la tazzina penso che quel brufolo accanto al suo naso sta diventando una bomba atomica e un po' mi viene da ridere e un po' mi dispiace. Bellezza incrinata. Piove e il caffè si raffredda mentre io sono qui che mi destreggio tra tramezzini troppo molli e sigarette e accendini e kindle - mangiare, fumare, bere, leggere - tutto contemporaneamente. Non conosco momenti morti. E ho così tanti libri da recensire che a breve saranno i libri a recensire me, e di me diranno: non vai bene, sei confusa, hai bisogno di editing. Non troverai spazio nel mercato editoriale. Ritenta. Dei novembre passati ricordo un freddo più freddo e le mie calze blu elettrico alla festa di San Trifone, il capretto con le patate e gli orecchini a un euro dalle bancarelle. I suoceri di mia sorella. I miei fidanzati. Quest'anno è stato diverso, con l'amico del Congo e il maglione nuovo di Marzia. Parlare in francese arrugginito tra il caos umano accanto al banco dello zucchero filato e ridere ai compleanni altrui mentre butto giù pezzi di torte troppo caloriche e chiedo a Marzia di sposarmi. Sono qui ma sono altrove. Vorrei essere altrove senza essere qui.
E vorrei abbracciarti attraverso i chilometri e il temporale, le parole e le strade. Arrivare a te coi capelli arruffati e un terribile dolore al collo. E dirti: ho attraversato la pioggia, per te.
"Io sono il male" di Stella - Recensione.
Protagonista assoluto del romanzo di Stella è il Demonio, fermamente deciso a radicare il male nei cuori degli uomini e a conquistare le loro anime. La storia prende avvio in un hotel a Torino, dove una famiglia sta soggiornando in attesa del completamento dei lavori di ristrutturazione per la propria casa. E’ lì che il Diavolo si svela per la prima volta, uccidendo brutalmente la componente più giovane della famiglia, Caterina. Michael, suo padre, non riesce a rassegnarsi alla sua morte e vorrebbe portare avanti le indagini per conto proprio. Qualche tempo dopo, una coppia di coniugi viene massacrata dalla loro bambina, Sara, nella cui mente alberga il Demonio. La vita di Michael e quella della piccola s’incrociano durante la presentazione di un libro, quando l’uomo conosce Samantha, la zia scrittrice della bambina. Samantha e Michael, uniti dal dolore, cercheranno di carpire i segreti del Diavolo per braccarlo e vincere la lotta contro il Male, una lotta eterna nella quale saranno in molti a soccombere.
Il romanzo di Stella ha un grande pregio che consiste nel saper creare la giusta atmosfera, caratterizzata da tutte le sfumature della paura e dell’orrore. Il testo risulta “cinematografico” piuttosto che narrativo, costituendosi di una serie di fotogrammi a tinte forti che si rincorrono freneticamente nel corso delle pagine. L’autrice sa rendere in modo pregevole il senso dell’urgenza, della fretta, che scaturiscono dalla lotta e dall’inevitabile presenza del Male sulla Terra. Mi ritrovo costretta ad ammettere, tuttavia, che la storia non è particolarmente originale per via dei frequenti rimandi alla letteratura horror preesistente – Stephen King in primis – e, in generale, al repertorio cinematografico, prevalentemente americano, dell’incubo e del terrore. Di contro, ho trovato interessante la figura di Michael, padre e marito maledetto, costretto a convivere con il Male e a sperimentarlo in tutte le sue forme. Lui è l’unico in grado di lottare fino alla fine, l’unico che ha il coraggio di guardare negli occhi il Diavolo e di non abbassare lo sguardo. Pregevole è anche l’incrociarsi delle vite dei personaggi, il loro interagire all’interno della vicenda; in tal senso, avrebbe sicuramente contribuito alla buona riuscita del libro un maggiore approfondimento psicologico dei protagonisti. L’opera risulta, nel complesso, degna di lettura, benché sia consigliabile un lavoro di editing a causa della presenza di alcuni refusi, descrizioni talvolta dispersive e una certa confusione nei piani temporali (viene usato il passato remoto anche quando sarebbe necessario il trapassato per segnalare un’azione anteriore). Al di là di questi incidenti di percorso – giustificabili se si pensa che l’autrice è emergente – il romanzo costituisce una piacevole lettura, scorrevole e mai tediosa, dalla quale emerge la forte passione della scrittrice per l’immaginario orrorifico. Non a caso, Stella si muove attivamente nei blog e nei social networks per promuovere la diffusione di un genere letterario – l’horror classico – che non ha ancora trovato in Italia il riconoscimento che gli spetta.
Dell'ascoltarsi.
Snowqueen of Bari
Il tempo delle epiphanies (ma avrei voluto le mele)
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L'amore che brilla dentro - un omaggio di Rossella Sicilia a Waiting Room
"Tu non diventare come me.
Non perdere mai i treni sui quali lui viaggerà, non dimenticare i nomi dei luoghi in cui andrà a vivere e disegna sotto i tuoi piedi la strada per raggiungerli.
Non essere orgogliosa, puntigliosa, insolente, non essere niente di ciò di cui potresti pentirti, un giorno.
Non essere quello che io sono stata...
E se finirà, potrai sempre dire di aver dato tutto.
E non ci saranno "se" e "ma" a gravare sulle tue spalle.
Non ci saranno sale d'attesa nelle quali consumare il rimpianto, e giorni dell'abbandono da smaltire un po' per volta nella luce fioca dei tuoi ultimi anni.
Non lasciare che la notte ti disegni le dita dentro le scarpe, che cammini al tuo posto su strade che non vorresti percorrere, e non lasciarti vivere.
Viviti, piuttosto, viviti tutta fino al fondo di te.
E allora non ci saranno muri bianchi, né porte lasciate socchiuse a far passare gli spifferi.
Sii l'amore che ti brilla dentro.."
B. intervista la scrittrice Linda Bertasi
Ciao Linda e benvenuta nel mio blog! Ti va di parlarci un po’ di te?
Ciao Bianca e grazie a te per l’invito. Sono una moglie e una mamma, una lettrice instancabile, appassionata di storia inglese. Molti mi definiscono ‘una donna d’altri tempi’, forse per il mio amore per il XVI e XVIII secolo. Mi piace viaggiare, quando ne ho l’occasione, e mi diletto in video-maker quando il tempo e la mia bimba me lo consentono.
Da dove nasce la tua passione per la Storia? Riesci a ricordare il periodo della tua vita nel quale hai capito che la ricerca e la scrittura erano la tua vocazione?
Credo che questa sia una passione insita in me dalla nascita, non ricordo un particolare ‘inizio’. Fin da piccola amavo visitare rocche e castelli figurandomi come la ‘principessa’ in trappola. Fantasticavo tra merletti e torri, mi immaginavo le damigelle scendere dalle imponenti scalinate. Ho sempre amato tutto quello che è antico, dalle crinoline al ricamo. Iniziai a vedere il primo film in costume con la nonna e poi mi regalarono “Orgoglio e pregiudizio” per il mio dodicesimo compleanno. Conservo ancora quell’edizione, le pagine erano intervallate da immagini a colori. E’ iniziata così la mia passione.
Pensavo ad Anita e Justin, i protagonisti del tuo ultimo romanzo Il profumo del Sud. Ti va di raccontarci il percorso che ti ha portato a creare questi due meravigliosi personaggi?
In realtà i personaggi sono venuti da sé, nella mia mente all’inizio c’era solo Anita. Volevo raccontare la storia di una donna che lasciava la sicurezza e l’agio per avventurarsi oltre confine e sfidare i propri limiti e le proprie convinzioni. E poi su quella nave, mentre Anita osservava le onde in una notte stellata, è comparso lui, Justin Henderson. Me ne sono innamorata seduta stante e lo stesso ha fatto Anita. Ho voluto raccontare la storia di un grande amore sbocciato tra due personaggi apparentemente agli antipodi, libertino lui, timorata lei. Due personaggi che sotto la scorza dell’apparenza sono molto più simili di quanto pensiamo.
Se dovessi scegliere tre aggettivi per descrivere Il profumo del Sud quali sarebbero?
Questa è una bella domanda! Forse userei: intenso, imprevedibile e realistico.
Ricordi qual è stato il tuo primissimo tentativo di scrittura? Era una poesia, un racconto o già un accenno di romanzo?
Il primo tentativo fu senza dubbio una poesia, iniziai con quelle quando ero bambina. Ma erano sporadici schizzi di una ragazzina sul suo diario segreto. Il primo serio tentativo di scrittura invece è un romanzo di 400 pagine che ancora conservo, dal titolo “La collina incantata”. Un romanzo storico da cui non mi separerò mai.
Ti trovi bene nella famiglia Butterfly? Consiglieresti ad altri autori questa casa editrice?
Non mi trovo bene, mi sento a casa! Mi sento davvero parte di una grande famiglia e il rapporto che ho instaurato con alcune autrici, te compresa, è qualcosa di unico e meraviglioso per me. Argeta non è solo una direttrice editoriale, ma un’amica con cui confidarsi e chiedere consigli. Ricordo ancora il giorno in cui la incontrai per la prima volta. Porterò con me quel momento per sempre. La Butterfly è una casa editrice che, mi auguro, farà tanta strada. E’ dinamica, intraprendente, difende i suoi autori, li accompagna in ogni passaggio e soprattutto fa promozione seria e reale. Non sono solo delle promesse un foglio stampato. Personalmente la consiglierei a chiunque e spero che qualche lettore all’ascolto segua il mio consiglio.
Gestisci da tempo un meraviglioso blog nel quale ti occupi di recensioni, interviste e moltissimo altro. Secondo te, Internet può costituire un’occasione di conoscenza, interazione sociale e arricchimento culturale?
Secondo il mio punto di vista e la mia personale esperienza, sì. Quando ho aperto il blog non mi aspettavo un così colorito numero di richieste e neppure i rapporti che si sono instaurati con gli intervistati. La conoscenza va oltre l’intervista pubblica. Ho avuto l’occasione di stringere rapporti intensi con tanti emergenti come me e non rinuncerei a quei rapporti per niente al mondo. Chi rifiuta queste amicizie e, soprattutto, chi non legge emergenti non sa cosa si perde e quanto arricchirebbe il suo mondo! Non dobbiamo fossilizzarci solo sulle letture di ‘big’, soprattutto se siamo emergenti! Voglio dire: noi scriviamo libri e vogliamo che qualcuno ci legga e ci conosca, ma se dall’altra parte ci fosse una persona che ama solo i romanzi dei cosidetti ‘famosi’ che fine farebbe il nostro scritto? Noi per primi dobbiamo dare il buon esempio e allargare i nostri orizzonti, ottenendo un bagaglio sempre più ricco di nuove ed entusiasmanti esperienze.
Sino ad oggi hai intervistato per il tuo blog moltissimi autori. Qual è lo scrittore che ancora non ha ricevuto le tue domande e che vorresti intervistare?
Sicuramente un’autrice che non vedo l’ora di intervistare è Ilaria Goffredo. Stimo molto questa scrittrice, non a caso la porto sempre con me sulla fascetta pubblicitaria del mio libro. E presto leggerò anche il suo “Tregua nell’ambra”. Ma c’è una persona che ho già intervistato, recensito e che non smetterei mai di omaggiare ed è la mia amica e collega Laura Bellini.
Nuovi progetti per il futuro? Ti va di parlarne con noi?
Sto lavorando al mio quarto romanzo, il mio primo fantasy e sono molto soddisfatta per il momento. In attesa c’è qualche altro progetto ma per ora è ‘top-secret’!
Grazie infinite per la tua disponibilità! Sono davvero orgogliosa di averti ospitata nel mio piccolo spazio personale. In bocca al lupo per tutto, Linda!
Sono io l’orgogliosa di annoverarti tra i miei amici e colleghi. Sei una persona meravigliosa Bianca e una grande scrittrice, ma questo già lo sai!
Linda Bertasi nasce nel 1978, frequenta l’istituto tecnico a Ferrara dove si diploma in indirizzo informatico. Appassionata di storia, sviluppa sin dall’infanzia una predisposizione per le materie umanistiche. Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo “Destino di un amore” e nel 2011 “Il rifugio” secondo classificato al XXIII premio letterario ‘Valle Senio’ 2012. “Il profumo del sud” è il suo terzo romanzo.
sito web: http://nuke.lindabertasi.it/
blog: http://lindabertasi.blogspot.it/
Il pane coi semi di papavero.
Amo il pane coi semi di papavero. Forse è l'unico tipo di pane al mondo che mi piace davvero. Mi premio così, oggi, col pane, dopo aver chiuso in bellezza la mia settimana degli esami d'ottobre. Dopo latino, dopo italiano ma, soprattutto, dopo la sfacchinata del compimento medio di pianoforte in conservatorio (per compimento medio s'intendono i due giorni d'esame che prevedono l'esecuzione di un programma allucinante, scale, prima vista e tesina teorica). Insomma, sono distrutta ma ho preso otto, un bellissimo e rotondissimo otto che mi appiccicherei allegramente in fronte come una stellina di carta e sono contenta e incredibilmente soddisfatta di me. Direte che non è poi questo gran voto ma per me significa tantissimo. Significa l'essere riuscita ad aprire il pianoforte dopo un periodo buio nel quale l'avrei allegramente sfasciato per farne legna da caminetto e significa l'aver dato una soddisfazione a una professoressa che ha dato davvero l'anima per me e che ci ha creduto fino in fondo. Pianisticamente parlando sono una capra, sappiatelo, e l'otto era davvero il massimo al quale potessi aspirare e sono...uau, terribilmente contenta. Qualcosa tipo il poster di Mafalda con la scritta "viva me".
E poi bevo l'english breakfast. L'english breakfast, nel mio personalissimo dizionario sentimentale, significa da sempre "Sergio". Mi ricorda i primissimi tempi, quand'era inverno e preparavamo il tè alle sette, prima che io prendessi il treno. Sono passati due anni, da quei primi tempi, e lui ha la patente e io non mi ritiro più con le galline ma è bello versare il latte nel tè e pensare che siamo ancora qui, giorno dopo giorno. Come stamattina, mentre aspettavo il voto di pianoforte in piedi nel corridoio e l'ho visto arrivare con quella maglietta nera a maniche corte quasi fossimo tornati indietro nel tempo, all'esame di armonia di due anni fa, a quando ancora non stavamo insieme. La stessa maglietta, o una molto simile. Il corridoio del conservatorio. Si può avere nostalgia di chi non è ancora andato via?
p.s. vi lascio con una delle mie canzoni preferite nonché "la canzone degli esami" per eccellenza. Mi ha dato la carica per tutta questa settimana d'inferno e non dimentichiamo che è anche nella colonna sonora del meraviglioso "Noi siamo infinito". Insomma, l'adoro.
Piovere dentro.
Buonasera questa sera che è tardi per le buonesere ma è che sono così stanca che potrei implodere entro i prossimi sette secondi. Iniziate a contare mentre vado a farmi una doccia che mi spenga definitivamente il cervello. E' che gli esami di letteratura italiana distruggono i neuroni come droga, e non fanno neanche viaggiare.
"I colori che ho dentro" di Nadia Boccacci - Recensione.
"Predestinati" di Roberta Mura - Recensione.
E poi c'è Chris, giovane e affascinante vampiro che ha appena rintracciato la sua famiglia grazie all'aiuto d Gabriel, un bambino dai poteri molto speciali. Chris sa che lui ed Elisabeth sono i Predestinati, ovvero coloro che, col potere dell'amore, potranno sconfiggere Demetrio, crudele vampiro assetato di potere. Resta solo una cosa da fare: avvicinarsi ad Elisabeth, raccontarle la verità ed entrare nella sua vita sperando di non distruggerla per sempre.
Non lasciatevi ingannare dalla trama: non è il solito romanzo vampiresco. E' un libro genuino, italiano al 100%, pervaso in ogni pagina da un'innocenza e da una dolcezza fuori dal comune. Roberta Mura ha una scrittura delicatissima e pur tuttavia ricca di forza e vigore quando la vicenda lo richiede. I personaggi sono perfettamente inquadrati nel contesto e "tridimensionali" nelle loro debolezze, gioie, dolori, speranze. Persino il personaggio di Demetrio, il "nemico numero uno", riesce a suscitare la compassione del lettore nel momento in cui si scopre del suo rapporto con la madre. "Predestinati" è un romanzo che necessita sicuramente di un lavoro di editing - quale libro di un autore emergente non ne ha bisogno? - ma è un'opera pura e sincera, giovane nella sua freschezza, e merita sicuramente tutta la nostra attenzione.
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