C'era una volta - quand'ero scema - una Bianca che scriveva recensioni coi guanti gialli. Li avevamo sia io che le recensioni, i guanti gialli. Questa Bianca qui si diceva "okay, questo libro è orrendo ma mi dispiacerebbe tantissimo offendere l'autore. Ecco, gli dirò ciò che penso ma lo farò con delicatezza". Va bene. Questo era tanto tempo fa. Mi addentravo in romanzi da brrrivido col mio lanternino cercando disperatamente UNA sola qualità con la quale nobilitare l'opera. Ero di una bontà da diabete ma è che, ecco, a un certo punto io, ecco, proprio non va. Come scrisse una volta Paolo Nori in un suo incipit, Io sono quello che non ce la faccio.
Sto leggendo un libro terrificante. Non vi riporto titolo e autore perché sono ancora una persona più o meno gentile (ma non per molto: mi sto incattivendo) e poi mi firmo col mio nome e non vorrei trovarmi uno scrittore pazzo sotto casa ma - santoddio - esiste ancora gente che scrive enunciati con cinque punti esclamativi? che confonde i tempi verbali e che fa affermazioni assurde del tipo "volevo dirle che aveva una bella gonna ma temevo potesse comprendere la mia sofferenza" (della serie: whatthefuck?). Cristo aiutami. Ora, sono un po' stanca. Di essere buona. Comprensiva. Non sai dove si mettono le virgole ma ti perdono. NO. Non mi interessa più di niente e di nessuno. Qualcuno vuole vendicarsi? Tranquilli, sono un'autrice anch'io: prendete pure i miei libri e massacrateli. Io, di sconti, non ne farò più.
(black mood: mode on)
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