lunedì 23 marzo 2015 | By: Unknown

Un etto di silenzio - Racconto.

Nel vagone della metro non rimaneva più nessuno; solo lei. Vent'anni meno un giorno, troppe mentine triangolari ricoperte di zucchero e una gonna blu a pieghe. Passata Bayside restavano solo il capolinea, Howth, il mare. Un etto di silenzio tagliato sottile dal rumore laminato delle rotaie. E così era tutta lì, la vita adulta. Anni e anni passati a domandarsi come sarebbe stata ed era tutta lì, nell'ultima corsa della metro. Tara St.-Howth, poco dopo la mezzanotte. La vita adulta era stare seduta per venticinque minuti sul sedile verde di plastica e guardare fissamente un punto qualunque oltre il finestrino. Tornare a casa dopo tante ore di frittura fin dentro i capelli e pochi euro in più, tanto per prendere l'ombrello di plastica trasparente da Penney's. E poi c'era stato lui che stava nella sua vita come una citazione colta in un racconto: ingombrante. Magro era magro, ma è che aveva un ego che ti abbracciava tre volte allacciandoti con braccia lunghissime e lei, beh, non ce la faceva. E i vent'anni avevano smesso di minacciarla, pure. Ora stavano lì, inerti, cullavano gli scompartimenti della metro, accompagnavano lei nei fumi del fast-food e poi sui binari fino a casa. E c'era il mare oltre la stazione, i tetti, da qualche parte impigliato tra le ali dei gabbiani. È solo che non c'era tempo per vederlo. Ancor meno per ricordarsi che era lì, che c'era sempre stato.

(BC - Riproduzione riservata)

2 commenti:

Ilaria Amoruso ha detto...

Come sempre sei fantastica. E io sogno <3

La Pagina dello Scrittore ha detto...

Sei un sogno come sempre :*
Mary

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