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Lodi, 2009. Nina ha due figli, Giacomo e Simone, e suo marito Mirco l’ha lasciata da due anni. E’ una donna ferita che ha avuto il coraggio di rialzarsi e di superare non soltanto il trauma dell’abbandono, ma anche quello ancor più bruciante del tradimento. Convinta dalla sua dottoressa a tentare alcune sedute di ipnosi, Nina si ritrova improvvisamente catapultata nel gorgo della sua stessa vita, là dove passato e futuro si confondono come in un sogno. Al risveglio dalla seduta di ipnosi, Nina scopre con grande sgomento di non trovarsi più nel 2009, bensì nel 2006. Non è ancora successo nulla: lei e Mirco sono ancora sposati, i bambini sono piccoli, non è stata svelata la relazione clandestina tra Mirco e Alessia e, soprattutto, non è ancora scoccata la scintilla tra Nina e Luca. Nina, però, ricorda tutto. E’ nel 2006, ma ha i ricordi e la consapevolezza della se stessa del 2009. Sa perfettamente di essere innamorata di Luca, un suo collega della fabbrica che, però, sembra non ricordare nulla della loro relazione. Inizialmente confusa e sconvolta, Nina si accorgerà ben presto che questo salto indietro nel tempo è un’occasione per ricominciare, per rivivere i giri di boa della sua vita solo per poi cambiare direzione. Sarà così che i ruoli si invertiranno e Nina, da essere la donna tradita e abbandonata, si ritroverà a tradire e ad abbandonare. Perché l’amore non ha regole e sa perfettamente come rimescolare le carte in tavola per cambiare totalmente l’esito del gioco.
Nei suoi pantaloni è un romanzo particolarissimo, originale nei presupposti e nello svolgimento. Inizialmente il lettore potrebbe essere fuorviato dagli sbalzi temporali dovuti alle sedute di ipnosi della protagonista, ma ben presto ci si rende conto che questo clima di confusione e stravolgimento è voluto e permette di entrare in perfetta sintonia con Nina. Interessante è l’alternarsi dei punti di vista, grazie ai quali possiamo leggere attraverso le sensazioni e le passioni di ciascuno dei personaggi, da Nina a Mirco ad Alessia. Ciò che emerge da quest’intreccio di storie e di amori è quanto sia sempre affrettato giudicare qualcuno per le sue azioni e per i suoi errori. L’amore ha una sua logica che la ragione non comprende e che spesso porta l’uomo a imbrigliarsi in storie senza via d’uscita. Sottilmente intelligente è la questione del “mal di stomaco”: quando è Mirco a tradire, il dolore fisico lo perseguita per poi passare a Nina quando sarà lei a trovarsi dalla parte del torto. Il mal di stomaco diventa metafora dell’insoddisfazione esistenziale, dell’essersi rinchiusi nella gabbia del matrimonio quand’era il tempo dell’amore e dell’essere incapaci di uscirne adesso che l’amore è finito. Nei suoi pantaloni è soprattutto una storia di coraggio: il coraggio di amare così come quello di ammettere che l’amore è finito, che ci sono relazioni che nascono con una data di scadenza, che è il tempo di cambiare. In quese pagine Nina cambia pelle infinite volte e infinite volte torna indietro per raccogliere ciò che ha perso, metabolizzare il dolore e farlo diventare carburante per riprendere il suo viaggio. La forza di questo romanzo è nella sincerità che trasuda dalle parole, nella chiarezza espressiva che si fa riflesso di chiarezza d’intenti, nella trama che, seppur complessa, sa come prendere per mano il lettore e accompagnarlo nelle sue riflessioni. Consiglio questo romanzo a chi ha amato, a chi ha tradito e anche a chi non ha mai fatto né una cosa né l’altra. Concludo con una citazione del filosofo Gorgia che mi è tornata spesso alla mente durante la lettura: “Se l’amore è un dio e degli dei ha il divino potere, come può un uomo opporsi a esso?”.
voto: ****/5
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